Whitney Houston 10 anni dalla morte

Whitney Houston: we will always love you

11 February 2022

A 10 anni dalla sua scomparsa, Whitney Houston resta una delle artiste più amate e ascoltate di sempre. Talentuosa, bellissima e vittima della sua stessa fragilità

 

Whitney Houston, ospite d’onore a Sanremo nel 1987, emozionò il pubblico che le tributò una standing ovation con tanto di richiesta di bis. Un onore riservato a pochi. Pippo Baudo, che aveva voluto sul palco dell’Ariston la cantante americana, allora 24enne e con un solo disco all’attivo (anche se in cima alle classifiche Usa per 14 settimane di seguito) fece centro. E gli italiani si innamorarono di quella voce straordinaria che le avrebbe fruttato il soprannome di The Voice (sì, come Frank Sinatra) da parte di Oprah Winfrey. Quello e una lista chilometrica di riconoscimenti (oltre 600, di cui 7 Grammy) per cui rimane la donna più premiata di tutti i tempi nella storia della musica.

Alcuni sono arrivati postumi: quella star bellissima e fragile è morta l’11 febbraio di 10 anni fa. La trovarono annegata nella vasca da bagno del suo hotel a Los Angeles, stroncata da un malore e dagli anni di abuso di alcol e droghe. Aveva soltanto 48 anni. La stessa fine toccò nel 2015 alla figlia Bobbi Kristina (nella foto qui sotto), nata nel 1993 dal matrimonio con il rapper Bobby Brown, il “cattivo ragazzo” che aveva portato la cantante sulla strada della dipendenza. Un’unione travagliata, osteggiata dalla famiglia di lei perché Brown aveva precedenti penali e tre figli da donne diverse. Furono quasi 15 anni di litigi furibondi e maltrattamenti. «Abbiamo abusato di alcol e droghe. Abbiamo discusso furiosamente e ci siamo amati appassionatamente» disse poi lei che nel 2006, ormai sfinita, servì a Brown le carte del divorzio. Troppo tardi però per rimettere insieme i pezzi della sua vita.

Whitney Houston e quel talento nel DNA

Fin dall’infanzia Whitney Houston è stata circondata dalla musica grazie alla madre Cissy che aveva fatto parte del gruppo soul The Sweet Inspirations e di quello gospel delle Drinkard Sisters. Le sue cugine si chiamavano Dionne e Dee Dee Warwick (e scusate se è poco). Talento puro coltivato in famiglia quello della piccola Whitney che a 11 anni già suonava il pianoforte e cantava da solista nel coro della New Hope Baptist Church. Per i contratti discografici (il primo le venne offerto quando aveva 14 anni) dovette aspettare di finire gli studi. Dopo il diploma arrivarono le prime incisioni da  ista e le cover su Seventeen, Glamour, Cosmopolitan e Vogue. Fino a quel disco del 1985 che portava il suo nome: Whitney Houston. A star was born.

Consacrata dal film The Bodyguard

Nel 1992  Hollywood tirò fuori per lei una sceneggiatura di Lawrence Kasdan che già nel 1976 avrebbe voluto girare The Bodyguard con Steve McQueen e Diana Ross. I tempi però allora non erano maturi. Il film con Kevin Costner nel ruolo della guardia del corpo fu invece un trionfo e I Will Always Love You si è aggiudicato di recente il Disco di Diamante, premio che negli Usa è riservato ai brani che vendono più di 10 milioni di copie. David LaChapelle l’ha voluta per una delle sue opere e nel 2012 dal film è stato tratto un musical e secondo il magazine Variety, potrebbe presto arrivare un remake.

Oltre alla famiglia, due figure importantissime nella vita di Houston furono Clive Davis, presidente di Arista Records, con cui firmò il primo contratto e che le rimase sempre accanto, e Robyn Crawford, l’assistente che viveva con lei e che a detta di molti aveva una relazione sentimentale con la star. Gossip mai smentito. Si sa solo che un bel giorno, nel 1999, Crawford mollò Whitney. Senza quella guida, la star iniziò ad arrivare tardi agli appuntamenti e a essere fotografata spettinata e con i postumi delle sbornie. Tra un rehab e l’altro, la favola era finita. L’epitaffio più calzante? Quello di Barbra Streisand: «Aveva tutto: la bellezza e una voce magnifica. È molto triste che questi doni non le abbiano portato la stessa gioia che hanno regalato a noi».

A dieci anni dalla morte il suo astro brilla più che mai. Questa sera Sky Arte manda in onda in prima visione alle 21,15 il documentario Whitney Houston (disponibile anche su Now) ed è in arrivo Whitney Houston In Focus di Benjamin Alfonsi, tratto dal libro della fotografa Bette Marshall, che aveva incontrato la cantante quando aveva 18 anni. C’è poi il progetto di un biopic intitolato I Wanna Dance With Somebody, per non parlare dei concerti (di pessimo gusto) organizzati con la protagonista riprodotta grazie alla tecnica dell’ologramma. A noi piace ricordarla con le sue parole: «Posso essere la mia migliore amica o la mia peggior nemica».

Di Maria Chiara Locatelli – Foto IPA