The Crown quinta stagione su Netflix, in un momento caldo per la monarchia inglese. Abbiamo incontrato gli attori: tesi? No, vince la sceneggiatura, senza sentimenti. Lilibeth sarebbe orgogliosa di loro
The Crown quinta stagione è in arrivo su Netflix dal 9 novembre. Senz’altro lo avete pensato, guardando le immagini – in diretta e fuori dal tempo – dei funerali della regina Elisabetta. Sembra una scena di The Crown. E devono averlo pensato anche gli attori della serie. I quali a settembre erano impegnati nelle riprese della sesta e ultima stagione. La conversazione con il cast non può che partire da qui.
Jonathan Pryce – nel 2021 nominato cavaliere dalla regina vera; nella serie Filippo, il principe consorte – è consapevole del rischio. «Penso che il pubblico aumenterà, perché questa crisi ha aumentato l’interesse per la famiglia reale, specialmente per la regina. Quindi la percezione potrebbe essere diversa. Ma non ha influenzato in alcun modo il nostro lavoro: era già tutto scritto». Anche per Imelda Staunton, che nelle prossime due stagioni sarà una formidabile regina, la trasformazione di Elisabetta da protagonista della cronaca a personaggio storico non ha modificato l’approccio. Ci dice: «Non sarebbe possibile. Noi non interpretiamo l’attualità: ogni sentimento personale va lasciato a casa. Si lavora sulla sceneggiatura che c’è».
Th Crown quinta stagione: quanto affetto negato
La sceneggiatura che c’è, all’inizio della quinta stagione, prevede una Elisabetta stanca e in difficoltà. Siamo nei dintorni del 1992, l’annus horribilis, quando i matrimoni dei figli crollano. Quelli di Anna e Mark, Andrea e Sarah, ma soprattutto Carlo e Diana. E il castello di Windsor va in fumo come fosse una metafora. «È il momento in cui la gente comincia a chiedersi se la regina non abbia fatto il suo tempo, e bisogna affrontare il problema» prosegue Staunton.
«Fino a quel momento la famiglia reale non era mai stata messa in discussione. E il fatto che l’opinione pubblica cominci a farsi delle domande aggiunge un livello di dramma. È un periodo interessante per tutti i membri della famiglia». In effetti i protagonisti rimangono gli stessi, eppure sono tutti molto diversi, ma non solo perché gli attori sono cambiati.
Diana, principessa dagli occhi lucidi
L’attenzione si concentrerà perlopiù sulle vicende di Diana, perché sono gli anni della biografia di Andrew Morton. Ma anche dell’intervista con gli occhi lucidi alla BBC, delle telefonate intercettate sulle prime pagine dei tabloid e di quegli ultimi tragici momenti a Parigi.
Comunque per me la figura autenticamente tragica di questa stagione è quella della principessa Margaret. Invecchiata, sola, intrappolata in un destino senza amore e senza il potere di cambiarlo, incarna il danno umano che la Corona infligge su chi non la porta. Lesley Manville interpreta il ruolo con struggente leggerezza. Dice: «In fondo si tratta di esseri umani, E penso che il nostro obiettivo debba essere quello di arrivare dritti al cuore pulsante della questione. Ci sembra di conoscerli, perché sono personaggi pubblici. Ma la cosa meravigliosa è mostrare come si svegliano la mattina, come sono quando spariscono gli orpelli».
Elizabeth Debicki è Diana, in The Crown quinta stagione
I dolori del giovane principe
Dopodiché, certo, c’è Diana. Con lo sguardo di Elizabeth Debicki perennemente di sotto in su. E c’è Carlo, che ha la faccia di Dominic West: il traditore insicuro e vanesio di The Affair e nella vita protagonista di uno scandaletto di corna in cronaca (con Lily James a Roma, un paio d’anni fa). Una scelta di casting forse non proprio sottile, ma piuttosto irresistibile. Devo peraltro riconoscere che, nonostante West sia di alcuni ordini di grandezza più affascinante del nuovo re, come principe Carlo è assai convincente, «Il segreto è non aprire mai la bocca» confida, senza aprire mai la bocca. «Puoi muovere le labbra, ma non devi aprire la bocca. E poi ci sono un paio di altri tic, come toccarsi in continuazione la punta del naso o sistemare continuamente i vestiti».
Senza bisogno di trucco, la trasformazione avviene sotto i miei occhi. Poi torna in sé: «Ci troviamo nel mezzo della separazione, una lunga battaglia pubblica che li porterà al divorzio. C’è un episodio che Peter (Morgan, il creatore della serie, ndr) ha scritto come fosse un atto unico a teatro. Si tratta di quella del riavvicinamento tra Carlo e Diana in cui parlano dei bei tempi, delle cose che funzionavano, dell’amore che provavano l’una per l’altro. Come per ogni divorzio si è portati a pensare che, siccome è finita male, tutto sia stato terribile. Nello specifico di questo matrimonio, però, molte cose sono andate bene: hanno prodotto due ragazzi meravigliosi e a lungo, insieme, sono stati acclamati come rockstar».
Una grande storia d’amore
Ma la storia d’amore principale rimane quella tra Carlo e Camilla. Non è facile da raccontare, soprattutto a chi magari è cresciuto nel mito di Diana martire immacolata. Olivia Williams non ha il casco biondo di Camilla, ma conserva identica apertura di sorriso. Per lei quell’amore è uno snodo cruciale: «Per lei è stato un decennio crudele: veniva fotografata solo da uomini nascosti nei cespugli mentre puliva i cavalli o caricava la lavastoviglie. Non ha mai raccontato la sua versione dei fatti. Ma, va detto a suo enorme merito, non ha mai tentato di correggere le cose ingiuste e crudeli che si dicevano sul suo conto, dimostrando incredibile compostezza e discrezione.
Quello però che ha fatto innamorare Carlo è il senso dell’umorismo. Tra loro scherzano di continuo, condividono il piacere delle stesse cose. Lei ha quell’atteggiamento british un po’ da cavallerizza. Tratta le persone come cavalli imbizzarriti da calmare, disinnesca le situazioni tese con una battuta. Poi usa un linguaggio molto colorito, il mio contributo personale è stato aggiungere qualche oscenità ai dialoghi…
La stampa all’epoca la descriveva come una persona torbida, ma non lo è affatto. Abbiamo provato a far vedere al pubblico che Camilla non ha responsabilità nella fine del matrimonio tra Carlo e Diana: il loro amore esisteva da prima. Vogliamo raccontare invece quanto abbia pesato sulla monarchia, e come la maniera in cui la stampa lo ha raccontato abbia scosso le fondamenta della Corona».
The Crown quinta stagione: volgari sono gli altri
«C’è una scena in particolare» prosegue West, «a un certo punto una loro telefonata molto intima viene intercettata. La reazione all’epoca fu di considerarlo uno scambio disgustoso tra due persone molto volgari. Recitandola, e con un po’ di senno di poi, ci si rende conto che era una conversazione molto tenera tra due persone innamorate. Di volgare c’era solo l’impudicizia della stampa e del pubblico: un’invasione della privacy vergognosa. Credo che questo dimostri anche quanta strada abbiamo fatto, nella percezione di questa coppia». Quel che resta da vedere, adesso che quei pettegolezzi stanno per tornare sulla bocca di tutti, è se siamo anche cresciuti abbastanza da non scandalizzarci un’altra volta.
di Serena La Rosa – foto courtesy Netflix
© RIPRODUZIONE RISERVATA