Tananai: simpatico, irriverente, con la battuta sempre pronta. Anche se a Sanremo potrebbe stupirci con un pezzo diverso, più eclissi che rave. Intervista esclusiva di Tustyle
Non capita spesso di intervistare lo stesso artista due volte in un anno. Ma Tananai se lo merita. Dopo l’ultimo posto a Sanremo con Sesso occasionale, questo milanese scanzonato è arrivato in cima alle classifiche. E ci è rimasto con una serie di brani, da Baby Goddamn (uscito nel 2021 e piombato in chart dopo il festival) a La dolce vita (con Fedez e Mara Sattei) fino all’elettronica Pasta.
Tananai: il suo 2023 sarà wow
A ottobre è uscito il singolo Abissale di Tananai e a fine novembre il suo primo album Rave, Eclissi: 15 brani per due anime, una festaiola e l’altra introversa. Vevo (network di videoclip) lo considera uno dei 20 artisti global da tenere d’occhio nel 2023. Anno che parte con la nuova convocazione per Sanremo: «l’obiettivo è farmi squalificare», dice lui scaramanticamente. E poi l’upgrade di venue del tour primaverile. L’8 maggio per il suo 28esimo compleanno Tananai si esibirà al Forum di Assago, mentre il 6 sarà al Palazzo dello sport di Roma.
Tananai, sei il personaggio rivelazione del 2022. Come ti senti?
«È una bella soddisfazione, ma mi fa anche sorridere perché sono un ragazzo normale. Se io sono una rivelazione allora davvero chiunque di noi lo è e lo può essere».
Un anno fa stava per iniziare il festival e ciò che è venuto dopo. Come ti approcci a tornare all’Ariston?
«So che vado a fare una cosa importante, che è una bella occasione per tornare su un palco al quale sono affezionato e che mi ha dato tanto. Ma sarò spontaneo come in studio: se un pezzo non lo chiudo in due giorni non vale la pena di farlo uscire».
Mai un dubbio o un ripensamento?
«No, perché da una parte non mi affeziono alle cose, cerco di vivere il presente. E dall’altra sono consapevole dei miei punti di forza e dei miei limiti senza che la musica diventi accanimento terapeutico. Quando ho un’idea molto forte, viva in mente e so bene quello che voglio fare, devo solo seguire il flusso».
Veniamo al disco. Rave, Eclissi rappresentano l’euforia della festa e il down che la segue. Oggi in che mood sei e cosa succede quando una fase prevale sull’altra?
«Oggi mi sento eclissi, perché a Milano fa freddo e io sono un po’ metereopatico. Ma si capisce subito in che fase sono: o mi trovi super tranquillo o molto agitato, non ho vie di mezzo».
C’è da dire che le fragilità che emergono dai brani come Abissale, Quelli come noi e Campo minato (feat. Ariete) ci hanno permesso di conoscerti in una veste nuova, più introspettiva. Hanno aggiunto spessore al tuo lavoro.
«Sono convinto che la voglia di fare festa possa nascere anche da un disagio che non è esteriorizzato e sublimato dalle parole. Voglio dire che se canto una cosa semplice non per questo è meno nobile. Ovviamente per chi ascolta quello che arriva sono i testi e da questo punto di vista nella fase eclissi c’è sicuramente più ciccia ma per me uno dei pezzi più profondi che ho fatto è Baby Goddamn. Nella sua leggerezza, nella voglia di far capire che volevo fare festa era nascosta la sofferenza di uno dei periodi più tristi della mia vita (si riferisce alla pandemia, ndr). Le canzoni servono per questo: ti fanno buttare fuori quello che non riesci ad esprimere nel quotidiano».
C’è una tua canzone preferita, qualcosa di speciale?
«No, abbiamo cercato di fare il disco con l’ottica utopistica di non avere una canzone che mi rappresentasse più delle altre. E ci siamo riusciti perché non riesco a staccarmi da nessun brano. Sono tutti diversi e ognuno ha il suo senso all’interno dell’album».
Per il video di Abissale sei rimasto immobile tra i passanti per otto ore in via Dante a Milano. È successo qualcosa di strano, hanno provato a baciarti?
«Sì, e ci sono anche riusciti! È stata dura mantenere la concentrazione ma è una sfida: faccio i videoclip con gli stessi ragazzi di sempre, di quando avevamo budget zero ma con loro sto bene e riesco a uscire dalla mia zona di comfort».
Com’è andata invece con Ariete?
«Ci siamo incrociati a Roma, abbiamo bevuto qualcosa insieme e ci siamo dati appuntamento in studio il giorno successivo. In linea con il concept del disco che era fare canzoni il più spontanee possibile, Campo minato è nata in pochissimo tempo».
Hai spesso parlato di aver subito atti di bullismo da ragazzino. La musica che ruolo ha avuto?
«La musica è servita. In questi casi però è importante concentrarsi su chi ti vuole bene, a chi ti vuole bene e su che persona vuoi essere. L’ho detto anche a bambino che è venuto a trovarmi a un evento instore. Era piccolino e paffuttello, mi ha raccontato che si era rotto il braccio giocando a calcio. Per non farsi prendere in giro dagli amici. Mi sono rivisto in lui e gli ho detto di fregarsene di quello che pensano gli altri, di non compiacere chi lo prende in giro.
Per il compleanno ti farai un bel regalo: il Forum.
«Arrivarci è sempre stato il mio sogno, dalla prima volta che ci sono andato mi sono detto: “Quanto deve essere bello”. Non vedo l’ora di portare mia madre sul palco».
Sono orgogliosi i tuoi, te lo dicono spesso?
«Sì, li ho fatti impazzire ma mi hanno sempre sostenuto. Ora sono sereni, vedono che ho trovato una mia dimensione nel mondo e sono contenti per me. Hanno sempre messo la mia felicità al primo posto, sono fortunato anche in questo».
di Rachele De Cata – Foto Mattia Guolo
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