Rami Malek, 41 anni, Oscar come miglior attore nel 2019 per Bohemian Rhapsody, per recitare ha superato parecchi ostacoli. Ma oggi è un attore di prima grandezza. Che ha imparato a mettersi nei panni degli altri, giocando col fratello gemello
È entrato subito nei radar degli addetti ai lavori, Rami Malek, col personaggio della serie Mr. Robot. Poi si è consacrato star con Bohemian Rhapsody (900 milioni di dollari al botteghino). Grazie alla straordinaria interpretazione di Freddie Mercury, con cui ha portato a casa Oscar, BAFTA e SAG e una fama planetaria.
Lo rivediamo oggi, dopo No Time to Die, l’ultimo Bond di Daniel Craig, in Amsterdam, diretto da David O’Russel. In un cast super che comprende Christian Bale, Margot Robbie, John David Washington e Roberto De Niro, al cinema il 3 novembre.
Dacci qualche informazione su di te.
«Sono figlio di immigrati egiziani cristiani copti, e per fare quello che amo, l’attore, ho sfidato un mondo di ostacoli. La mia famiglia, come tanti immigrati, è venuta dall’Egitto per cercare di dare una vita migliore ai propri figli. I miei genitori ci sognavano medici o avvocati. Mia sorella è diventata medico, quindi ha soddisfatto le aspettative (ride). Ma è stato difficile convincere papà e mamma a farmi fare quello che volevo».
Se avessi fallito come attore, dunque, li avresti delusi due volte…
«Sì, dunque l’unica strada per me era dare il massimo, ogni giorno. C’è stato un momento in cui ero senza una lira, avevo un lavoro infame, consegnavo pizze a domicilio in motorino. Ma ogni mattina mi svegliavo prestissimo e mi preparavo. E poi riempivo circa un centinaio di buste con la mia foto e il mio curriculum da mandare ad agenti e manager. Un giorno ho sentito mio padre dire a mamma: “Hai un figlio molto tenace”. Quel commento mi ha dato la spinta di cui avevo bisogno».
Io e mio fratello Sami siamo gemelli identici
Ci racconti la tua religione?
«Da bambino ho frequentato la chiesa copta, la loro messa durava 3/4 ore, in una lingua che non capivo. Parlo e capisco l’arabo, ma la lingua copta mi era estranea. Ricordo l’odore dell’incenso opprimente, gli uomini seduti da una parte e le donne dall’altra. Ricordo di essermi sentito estraneo a quel mondo. Ero immerso in una cultura differente fatta di gente di provenienza latina, filippina, afroamericana, asiatica. Intorno a me c’era di tutto, c’era la diversità».
Una cosa di cui sei orgoglioso e di cui ti vergogni insieme?
«Io e mio fratello Sami siamo gemelli identici. Dunque è stato difficile distinguerci fino a quando avevamo 18 anni. E ne abbiamo approfittato più volte. Una volta ho sostituito Sami all’esame di greco, avevo appena studiato un monologo in greco per una parte tv. Quindi sono andato al posto suo! Ci abbiamo giocato parecchio anche nei rapporti con le ragazze, dovrei chiedere scusa (ride). Posso giustificarmi dicendo che, essendo attore, mi veniva facile “vestire” la pelle di qualcun altro».
Di cosa parla il film Amsterdam?
«È una storia di lealtà, amore e amicizia, È il resoconto di un fatto storico, reso fantastico. Un tentato complotto contro il Presidente degli Stati Uniti d’America. È anche un thriller, un’avventura inaspettata, sconvolgente che ricorda i fatti dei nostri giorni».
Rami Malek. Sul set sono nate amicizie importanti
Come ti sei trovato in questo cast di grandi attori?
«Sul set è stato davvero bello, David è un regista esigente. Ma è anche disposto ad ascoltarti all’infinito quando hai un’idea. Non ci sono molti registi così. È stata un’esperienza straordinaria sia creativamente che umanamente. Ha permesso la nascita di amicizie importanti. Abbiamo anche toccato temi moto attuali come nazionalismo, odio, rabbia, politiche non sempre mirate al bene, fake news. Ho provato una grande connessione con persone che mi hanno spinto a crescere. A confrontarmi superando ogni diffidenza».
Qual è la tua Amsterdam, il tuo luogo perfetto?
«Posso risponderti con un luogo geografico? Allora dico Argentina. Meta del mio ultimo viaggio, dove ho scoperto Buenos Aires e gli argentini, la loro quotidianità, le città, la pampas, il mito di Maradona, e Carlos Gardel, il papà del tango, con tanto di tangherie pubbliche storiche tipo Plaza Dorrego nello storico quartiere di San Telmo. Oppure La Viruta e la musica milonga nel famoso quartiere Palermo! Focosi, passionevoli, irascibili, temerari, calmi, placidi. Un popolo con tante contraddizioni, ma vivo come pochi».
Prossimi impegni di lavoro?
«Il film Oppenheiemer di Christopher Nolan. Racconta la vita del fisico teorico Robert Oppenheimer, direttore del Los Alamos National Laboratory. Tutto durante il Progetto Manhattan che portò alla realizzazione delle prime bombe atomiche».
Lealtà, amore e amicizia: cosa scegli?
«Lealtà e fedeltà. Qualcuno su cui poter contare in qualsiasi momento e per qualsiasi motivo. Quella persona che ti serve in caso di emergenza e con cui vuoi passare del tempo libero. Qualcuno che sai che ti starà accanto per tutta la vita e che non darai mai per scontato».
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di Roberto Croci – Foto Getty