Olga Kurylenko, 007 e Tom Cruise
Olga Kurylenko è nata e cresciuta in Ucraina, quando ancora non era Ucraina, ma Unione Sovietica. Un’infanzia, insomma, non certo costellata di film hollywoodiani, «Quando ero bambina non vedevo film americani di alcun tipo, potevo vedere solo quelli che c’erano in tv e non erano certo i migliori».
Scoperta a 15 anni nella metropolitana di Mosca ha iniziato a fare la modella e si è trasferita a Parigi. La sua carriera l’ha portata abbastanza velocemente da cover girl a Bond Girl. Il sucesso internazionale, per Olga, arriva infatti con Quantum of Solace, dove si getta in avventurosi e spettacolari inseguimenti tra motoscafi, guidati da un sempre spericolato Daniel Craig nella sua interpretazione dell’immortale 007 inglese.
Dopo James Bond l’attrice si è trovata fianco a fianco con un’altra stella del cinema: Tom Cruise. Il Maverick di Top Gun era nel bel mezzo di quella bufera mediatica che è stata il suo divorzio da Katie Holmes. Visto lo status di neo-single di Cruise le voci di un flirt nato sul set di Oblivion si sono subito diffuse a macchia d’olio. Nessuna conferma, mai, ma a sentire lei si sono trovati molto bene «Era così amabile, aperto e accomodante. Ti parla come se fosse tuo amico da sempre».
Ora è la volta di confrontarsi con un altro gigante del cinema americano. Olga Kurylenko è infatti la protagonista, con Ben Affleck, del nuovo film di Terrence Malick: To the wonder. Per prepararla, il regista le ha dato da leggere Anna Karenina, I Fratelli Karamazov, L’idiota e nient’altro. «Dopo averli riletti non avevo nemmeno più bisogno della sceneggiatura. Ho costruito il personaggio unendo le diverse figure femminili di quei libri» ha detto a Rolling Stone. Un’esperienza dura, ma meravigliosa dice l’attrice al Guardian «È stato difficile, ma splendido! Sapevamo tutti che avremmo girato tantissime scene che sarebbero state tagliate e non esci mai davvero da un film di Malick. Facevamo tutto seguendo la sua ispirazione, perché potesse costruire il film una volta finite le riprese».
di Manuela Puglisi