Lucrezia Guidone è la protagonista femminile della serie tv Fedeltà, su Netflix
Un uomo, una donna. Innamorati, complici, vicini. Basta? No, non basta, quando il desiderio si accende altrove, quando un “malinteso” un po’ banale scava un fossato – di più, una voragine – tra loro. Cos’è accaduto veramente? Colpa della presunta infedeltà di lui o dell’infedeltà di cui ciascuno dei due si è macchiato verso se stesso? È questa la trama di Fedeltà, romanzo bestseller di Marco Missiroli che Netflix ha tradotto in serie tivù. Intensa, sensuale, elegante, racconta scene da un matrimonio, quello di Carlo e Margherita, in mezzo alla tormenta. Rilasciata in una data emblematica, il 14 febbraio, per ricordare a tutti che l’amore è una cosa seria, mica un cioccolatino. «Una scelta ironica» secondo Lucrezia Guidone che interpreta Margherita e che abbiamo incontrato. «In tempi come i nostri, in cui si parla apertamente di poliamore e fluidità, è giusto che il concetto venga un po’ aggiornato».
Il libro è stato molto amato, c’è tanta aspettativa. Sentite la responsabilità?
«Sì, partiamo da una fanbase molto importante, siamo onorati. Ogni lettore si immagina a modo suo i protagonisti di un libro. Dobbiamo cercare di fornire un nuovo equilibrio in chi sceglierà di guardarci».
La serie ricalca il libro o ci sono differenze importanti?
«Sono sei puntate, nel rispetto del nucleo centrale del racconto ci sono stati naturalmente degli approfondimenti. Credo che il personaggio di Margherita, in particolare, sia più sfaccettato: questa mogliettina-figlia-agente immobiliare fedele ai suoi ruoli improvvisamente, a partire dal tradimento del marito, capisce che ha messo nel cassetto troppi sogni. E allora cambia, prende coraggio, si muove».
Non è esattamente la tua storia questa…
«No, io ho sempre messo me stessa al centro delle mie scelte. Ho cominciato a sognare il teatro da bambina quando nella mia città, Pescara, telefonavo ai teatri locali chiedendo di affittarli, volevo fare l’impresaria. Avevo 12 anni, per me era un gioco, alcune delle persone a cui avevo telefonato negli anni le ho conosciute, ci abbiamo tanto riso sopra! Ma volevo andarmene e a 20 anni mi sono trasferita a Roma per iscrivermi all’accademia teatrale, poi a New York. Non ho mai avuto difficoltà a lasciare un posto, o una casa, ma credo che tutti questi giri mi abbiano aiutato a centrarmi, a capire bene cosa volevo».
Come interpreti tu il concetto di fedeltà?
«Credo che non debba mai essere messo in opposizione al concetto di libertà, la fedeltà non può essere vissuta come un limite. Se diventa una gabbia di sacrificio allora rompiamo quella gabbia, se il desiderio svanisce – perché svanisce – occorre reinventarlo. Per stare in coppia ci vuole impegno, è importante allinearsi ai cambiamenti dell’altro. E non tradire se stessi, come capita a Margherita, ad esempio».
Il rapporto tra i due personaggi comincia a rompersi dopo un malinteso. Ti è mai capitato in un rapporto affettivo di essere fraintesa?
«Sì, con un’amica. C’è stato un malinteso che ha portato a una rottura che mi ha fatto molto male. Si trattava di un’amicizia, un rapporto non meno importante di quello di coppia».
Nel racconto di questa storia un elemento molto importante è la casa. Una casa sognata, cercata, quasi comprata. Quanto conta nella tua vita, la casa?
«È successa una cosa molto buffa nei giorni in cui stavo cominciando a girare la serie. Cercavo casa, l’avevo trovata, ma proprio nei giorni in cui ho firmato il mio contratto l’affare è sfumato. Un po’ come accade nella serie, sembrava una premonizione. Mi considero una lumachina, la casa me la porto sempre sulle spalle e non ho mai smaniato per averne una di mia proprietà, vivo da sempre in affitto. Ora convivo, ma in casa abbiamo tutti e due spazi dedicati, per due persone indipendenti come noi una vera benedizione. Poi per lavoro mi capita di passare tanto tempo lontana e questo credo mi sia utile anche nella costruzione della relazione: quando sono altrove cerco anche di reinventare il mio rapporto, di fare in modo che ogni incontro sia un nuovo inizio per trovare nuova linfa, nuovi stimoli».
La scenografia di Fedeltà è anche ricchissima di spunti di design incredibili, e Margherita ha un guardaroba elegantissimo. Il suo stile, i suoi gusti ti somigliano?
«Lei all’inizio è molto classica, diversa da me che ho uno stile più creativo, “pazzerello”. Ma con la costumista, bravissima, abbiamo lavorato sodo, in questa serie ci sono i miei brand del cuore da Valentino, a Forte_Forte a Chloé. Si vede l’evoluzione di cui parlavo prima, di una donna che matura delle scelte che inevitabilmente si riflettono anche nel suo modo di vestire, più audace».
Il finale della serie è aperto, se potessi scegliere tu questa storia come potrebbe proseguire?
«Credo sia perfetto così, non serve una chiusa definita, chiara, almeno a me non piacciono. Preferisco che ciascuno, guardando la serie, possa inventarsi il suo finale, la prosecuzione che più ritiene adeguata».
Di Elisabetta Sala – Foto Leandro Emede