Si fa in due, al cinema e in tv, ma in entrambi i casi per storie nere. Alessio Boni è protagonista (accanto a Toni Servillo) del thriller La ragazza nella nebbia di Donato Carrisi, ora nei cinema, e a fine novembre lo vedremo nella fiction La strada di casa, sei puntate su Raiuno. «Racconta di un uomo che si risveglia dopo 5 anni di coma e, ritrovando lentamente la memoria, scopre di avere un passato terribile» racconta il 51enne attore.
Storie piene di tensione e mistero: è un caso che le abbia girate ora?
«Sono capitate in tempi ravvicinati, ma le ho scelte perché amo le storie nere. Adoro anche leggere gialli».
Riesce a rendere attraente anche un tipo ambiguissimo come il prof di “La ragazza nella nebbia”.
«Il segreto è amare un personaggio visceralmente, anche se è malvagio (ma scoprirete solo al cinema se lo è davvero). Lui intenerisce, è fragile nei sentimenti: per riconquistare
la moglie farebbe qualsiasi cosa».
“Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità” dice nel film. È d’accordo?
«Mi piace, sì. Ed è perfetta per lui».
E fare l’attore non è un peccato di vanità?
«Forse (ride). Ma tutti siamo preda del narcisismo. E a chi dice che
“la vanità è donna” direi che gli uomini non sono da meno».
Interpretare storie e personaggi diversissimi rende più saggi nella vita?
«Ti fa scavare nell’animo umano, ma il resto lo fanno i miei 51 anni».
Il desiderio di un figlio c’è sempre?
«Sì, e penso che diventare padre mi renderebbe un uomo migliore».
Valeria Vignale
(foto Getty Images)