Alessandro Borghese: «Sono uno chef rock’n’roll»
Dalla gavetta sulle navi da crociera alla conduzione di due programmi tv. Alessandro Borghese spiega i segreti di questo successo: la passione per la cucina, ovvio, ma anche le sue donne
Chef, imprenditore gastronomico, scrittore, conduttore televisivo, padre di famiglia amorevole e presente. «Ho staccato un attimo per andare a prendere mia figlia a scuola» mi dice d’acchito Alessandro Borghese con quel vocione stentoreo e giocherellone, che in tv è diventato un po’ il suo marchio di fabbrica.
Alessandro Borghese si trova nella cucina di Il Lusso della Semplicità, il ristorante che ha aperto sul finire del 2017 a Milano, quartiere City Life. Se gli domandi come riesca a conciliare tutti gli impegni, professionali e familiari, ora che sta conducendo ben due trasmissioni in onda ogni giorno su Sky, risponde che lui, in fondo, si diverte ancora come un matto.
Vulcanico e pieno di passioni
Lo aiuta anche il suo animo da globetrotter: «Faccio fatica, certo, ma ci sono abituato e poi mi danno coraggio le mie donne: mia moglie che lavora con me, le mie bambine Alexandra (3 anni) e Arizona (7) e mia suocera». Il 24 settembre è ripartito con 4 Ristoranti, mentre qualche giorno prima, sempre su Sky alle 19,40, ha esordito con Kitchen Duel, cooking show in venti puntate (prodotto da Level 33 e dalla sua società AB Normal) dove si sfidano cuochi amatoriali e i giudici sono Lodovica Comello, Diletta Leotta, Arisa, Giuseppe Cruciani e, tra gli chef, Giancarlo Morelli e Claudio Sadler. Due nuove avventure, in mezzo a una marea di impegni, all’insegna dell’eclettismo e del divertimento.
Diventare una star ti ha fatto dimenticare che sei uno chef?
«Ma figurati. In tv sono emozionato come la prima volta. Ma resto un cuoco prestato alla televisione. La cucina è la mia vita. La tv rimarrà solo una cornice. Lo sai perché?»
No, dimmi.
«Perché cucinare è quello che mi è sempre piaciuto fare, da quando avevo quattordici anni e mi divertivo come un matto a far da mangiare per gli amici. Da quel punto di vista per me non è cambiato nulla. Cucinare rimane un atto d’amore. Nel mio ristorante ci sono sempre: altro che deleghe!».
Trovi il tempo di cucinare anche per la famiglia?
«Mi chiedi troppo».
C’era un tempo in cui eri solo il figlio cuoco di Barbara Bouchet. Ora è lei a essere la mamma di Alessandro Borghese. Strano, no?
«In effetti, quando ho iniziato sulle navi da crociera, ho dovuto faticare il doppio per scrollarmi di dosso quel marchio di “figlio di”».
Che cosa ti hanno trasmesso i tuoi genitori?
«Da mia mamma ho preso la confidenza con le telecamere: per lei, il cibo è un mezzo per nutrirsi.
Da mio papà Luigi (ex venditore e produttore cinematografico scomparso nel 2016, ndr), invece, ho preso il gusto per i fornelli e la cazzimma napoletana. Il risultato eccolo qui: sono io».
Nuove sfide in cantiere?
«Sogno di fare qualcosa che incentivi davvero il lavoro nella ristorazione. Gli italiani sono bravi, hanno fantasia, ma sul piano gestionale hanno ancora molto da imparare. Non sto parlando solo della cucina ma di tutto il personale che gira intorno al nostro mondo».
Dicono che sei un cuoco rock’n’roll? Perché secondo te?
«Sono un rockettaro che ama il blues. La musica, come il cibo, ha la capacità di evocare i ricordi».
Quali sono le tue band preferite?
«Spazio dai Led Zeppelin a John Lee Hooker. Non ho pregiudizi».
Altre passioni?
«Dalla collezione di orologi all’arte contemporanea, un interesse che condivido con mia moglie. Sono un tipo appassionato».
Mancano i motori.
«Sono anche un biker! Ho una Harley Davidson Wide Glide 2006. E, quando riesco, corro in pista
con le mie Porsche».
di Paolo Papi