Brad Pitt Bullet Train

Brad Pitt: l’autoironia è la virtù dei fighi

19 August 2022

Potrebbe cullarsi sugli allori del fisico che madre natura gli ha dato in dono. E invece Brad Pitt è anche altro. Uno, ad esempio, a cui piace fare il cretino nei film.

 

Brad Pitt Bullet Train. Come Brad non c’è nessuno. Prendete George Clooney: anche nel più comico dei ruoli, anche quando sfodera una battuta via l’altra in pubblico, gigioneggia. Leonardo DiCaprio: bravissimo ma quant’è serio e avaro di sorrisi per le folle! Jake Gyllenhaal? Matt Damon? Un po’ secchioni. Ryan Gosling? Ben Affleck? Patinati come extraterrestri. E invece Brad Pitt, il più figo di tutti anche a 58 anni, lo è proprio perché sembra essere simile a noi.

Brad Pitt, dal 25 agosto è nei cinema con Bullet Train.

Cresciuto sull’altopiano d’Ozark, tra i monti del Missouri, ha l’aria gentile – o forse provinciale? – di chi si metterebbe a chiacchierare con chiunque e i ciuffi di capelli lunghi gli aggiungono un tocco “peace and love”. Bello e possibile. Perché non si prende troppo sul serio. Da quando è apparso in Thelma & Louise, diventando all’istante un sex symbol. Ha fatto di tutto per scrollarsi di dosso l’aura marziana del mito hollywoodiano e tirar fuori il suo lato fragile e buffo. Mica semplice per uno che ha il fisico da adone. Quant’era stupido in Burn After Reading, nel 2008? Nel ruolo di un palestrato svaporato che si mette a ricattare un tipo della Cia, ha messo la sua bellezza alla mercé del ridicolo.

Una risata lo salverà

«È una delle ultime star del cinema: una razza di uomo diversa. Indescrivibile, come la luce delle stelle» dice di lui Quentin Tarantino, che lo ha diretto in Bastardi senza gloria e C’era una volta a… Hollywood. I divi sono quelli in cui tutti ci riconosciamo e lui ci ha fatto da specchio pure facendo lo svitato. E dopo un recente cameo in The Lost City, dove interpreta un buffo guru delle arti marziali, muto e forzuto, che sbaraglia ogni nemico salvo poi finire male, riecco Brad Pitt in Bullet Train di David Leitch, che ha aperto il Festival di Locarno il 3 agosto ed esce nei cinema il 25.

Brad Pitt in Bullet Train

Storia di un sicario chiamato Ladybug (coccinella) uscito, ammaccato e insicuro, da una crisi di rigetto per la violenza. Incaricato di recuperare una valigetta piena di soldi a bordo di un treno giapponese ad altissima velocità, si ritrova tra i piedi una serie di assassini e una catena di colpi di scena tra il surreale e il comico. Tratto dal bestseller I sette killer dello Shinkansen, Bullet Train è diretto da un eclettico 47enne che, prima di girare film d’azione è stato controfigura proprio di Pitt. «Io e David Leitch siamo vecchi amici. Avevamo una relazione attore-stuntman. Invece ora lui è il boss» dice Pitt, che ha ricevuto la proposta di Bullet Train dopo l’inizio della pandemia. «In quel clima di depressione, dove stavamo tutti perdendo un po’ la testa, è stata una fortuna ricevere un copione così divertente».

Cura per vecchie cicatrici

A sei anni dalla separazione da Angelina Jolie, con la quale ha sei figli, Brad sembra scegliere solo i film che lo toccano per l’originalità. «Sono sull’ultimo pezzo di strada. Cerco di crearmelo su misura» sostiene lui, che vanta una settantina di titoli da produttore oltre ai circa 80 film da interprete. Alla Mostra di Venezia è atteso Blonde, film su Marilyn Monroe che lui ha finanziato con la società Plan B, insieme a titoli dal sapore sociale (Women Talking) o letterario (Il curioso caso del cane ucciso a mezzanotte). E se nei suoi ruoli è autoironico e burlone – «per me il cinema è anche intrattenimento ed evasione» – nella vita è meditativo.

«In California va di moda dire che bisogna essere autentici. Per me significa essere consapevoli delle cicatrici profonde che ci portiamo dietro». Le sue sono trapelate anche dal gossip quando, col divorzio, ha dovuto affrontare i problemi legati all’alcol. «Ho avuto un gruppo nel quale mi sentivo al sicuro. Uomini che ho visto e ascoltato mentre raccontavano cose atroci» ha raccontato. «Mi sono sempre sentito molto solo nella vita. Da bambino e adolescente. Ma anche quando ho iniziato a fare l’attore in California. Solo recentemente sono connesso agli amici e alla famiglia».

Arte-terapia

Oggi scrive i suoi sogni appena sveglio. “Mi aiuta a capire cosa mi passa per la testa quando non sono “al comando”». Sarà perché ha girato e visto troppi film o perché è stato inseguito dai paparazzi, sta di fatto che ha un incubo ricorrente. Sogno di essere assalito e accoltellato, ha raccontato a GQ. «Altre volte mi inseguono in tanti e mi sveglio di soprassalto. Una volta però mi sono riaddormentato, il sogno è ripreso e io mi sono chiesto: “Perché?”. Da allora non mi succede quasi più». L’arte è il suo vero atto di esorcismo personale. «Mi piace “fare”. Sculture, mobili, ho costruito anche un candeliere. Se non sono impegnato in qualcosa mi spengo».

Con la pandemia ha ripreso a suonare la chitarra. Se ama una canzone, è capace di suonarla a ripetizione per catturarne l’anima. Il suo amico Flea, bassista dei Red Hot Chilli Peppers, dice: «C’è del magico in Brad quando è immerso nella creazione di qualcosa». Nel magma di esperienze, tra momenti felici e altri difficili, sta la bellezza di Brad alla vigilia dei 60 anni. Non ricordo chi l’ha detto: la maturità è saper gestire sofferenza e gioia, a volte simultaneamente». Con in più la risata. Dice Brian Tyree Henry, suo collega in Bullet Train. «La risata di Brad è contagiosa, e mette tutti a proprio agio. Ed è così cool».

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di Valeria Vignale. Foto Getty