Nell’adattamento italiano di This is Us, Aurora Ruffino interpreta Rebecca, il personaggio portato sullo schermo da Mandy Moore. Ecco come ha raccolto questa sfida professionale
C’era da aver paura e Aurora Ruffino quella paura l’ha provata tutta. Volto italiano di Rebecca in Noi, adattamento della pluripremiata This is Us (su Rai1 e RaiPlay), Aurora è brava, sorridente e forte, anche se i puristi hanno alzato più di un sopracciglio per questa operazione. Emozionatissima, ha scelto di vedere la prima puntata insieme al cast e alla troupe. A Tustyle racconta del suo lavoro, ma anche della grande passione per la danza e del suo amore per il fidanzato francese, Maxime. Ora che Noi è pronto, sta per tuffarsi in una nuova serie per Rai1 con Alessandro Preziosi, girata in Trentino, Black Out. Si cambia pelle, e dalla commedia si passa al mistery.
Conoscevi già la serie quando ti hanno proposto il ruolo di Rebecca?
«Ero una fan sfegatata di This is Us. Guardando Mandy Moore pensavo: “Che ruolo pazzesco, che fortuna per quest’attrice avere la possibilità di interpretare un personaggio così”. Quando è arrivata la mail per il provino non ci potevo credere. Quando poi mi hanno presa ci potevo credere ancora meno. Era un sogno, ma questa gioia si è trasformata presto in panico perché mi sono chiesta come avrei potuto interpretare un ruolo così. Alla fine mi sono detta che questa sarebbe stata la nostra versione. Sandro Petraglia, lo sceneggiatore, ha fatto un bellissimo adattamento della storia nel contesto italiano e sul set il panico è passato».
Seguiamo Rebecca per 40 anni. Com’è stato, trucco a parte, rendere la differenza delle varie età?
«Una delle cose che amo del mio personaggio è proprio la possibilità di interpretarla nelle varie fasi della vita. Per ogni età mi sono immaginata una donna diversa. La più difficile non è stata quella dei 60 anni, come temevo, il trucco mi ha aiutato a calarmi nella parte. A sorpresa, ho trovato più impegnativa la Rebecca 40enne, visto che è un’età meno definita».
Hai perso la mamma quando eri molto piccola. A chi ti sei ispirata per interpretare la figura materna?
«Mi ha aiutato ricordare la forza che aveva mia zia quando io e i miei fratelli eravamo piccoli. Era capace di qualunque cosa pur di proteggerci, per me era una supereroina. Per il ruolo di Rebecca ho pensato a lei».
Interpretare questa supermamma ti ha fatto venire voglia di maternità o tutto il contrario?
«All’inizio delle riprese ho avuto una sorta di rifiuto perché quello che vive Rebecca è molto forte e doloroso, difficile da accettare. Poi invece in me l’amore ha prevalso sulla paura della sofferenza. Di solito riesco a essere molto più distaccata, non sono una di quelle attrici che si portano a casa il personaggio. Questa volta invece mi sono lasciata coinvolgere».
Aurora Ruffino: la danza è la sua passione
Hai iniziato a studiare recitazione molto presto? Era la tua passione?
«In realtà quando ho cominciato avevo 19 anni e il mio grande e vero amore è sempre stata la danza. Non ho potuto studiarla da bambina, ma la sera ballavo in camera mia davanti allo specchio. E quando ho compiuto 18 anni ho iniziato a lavorare per pagarmi le lezioni. Sono nata con il desiderio di ballare! Poi, quando ho lavorato al primo film, mi sono resa conto di quanto fosse bello e liberatorio interpretare un ruolo e mi sono trasferita a Roma per studiare al Centro sperimentale di cinematografia».
Hai mai pensato a un musical?
«Il problema è che per lavorare in un musical bisogna saper cantare» dice ridendo Aurora Ruffino. «Non basta essere intonati. Però mi piacciono tantissimo quindi chissà, mai dire mai. E poi sono sempre stata una grandissima fan di Raffaella Carrà. Era un’artista straordinaria che cantava, ballava, recitava e conduceva programmi in tv. Mi piacerebbe un giorno raccontare la storia di una donna forte come lei».
Tu hai lavorato anche in I Medici, una produzione internazionale. È un’esperienza che vorresti ripetere?
«Certo! Recitare in inglese è stata una scoperta. Credevo che la lingua sarebbe stata un limite e invece, una volta impostata la pronuncia con il coach, mi sono sentita più libera dal punto di vista artistico. Parlare altre lingue mi piace e mi stimola. Quando non lavoro vivo in Francia con il mio fidanzato e sto imparando bene anche il francese. Un giorno mi piacerebbe recitare in quella lingua. Anzi, penso proprio che lo farò».
Che lingua parli con il tuo fidanzato?
«Stiamo insieme da quasi 7 anni e ci siamo conosciuti a Londra. All’inizio l’unico modo per comunicare era usare l’inglese e abbiamo continuato a farlo. Con il tempo però abbiamo creato casualmente una lingua particolare, tutta nostra, che mescola inglese, francese e italiano. Ci capiamo solo tra di noi».
Di Maria Chiara Locatelli – Foto di Maddalena Petrosino