Le maison più famose hanno deciso di fare la loro parte nella lotta contro il Coronavirus, avviando la produzione di camici e mascherine. Benvenuti nel mondo della moda ai tempi della pandemia
La gara di solidarietà è partita subito, con le donazioni dei grandi stilisti alle strutture sanitarie. Per quanto denaro si possa devolvere, non si può però comprare quello che non c’è. Ovvero, camici e mascherine. Dal momento che si tratta di prodotti usa e getta, ne servono davvero tantissimi.
Detto fatto. Le linee di produzione sono state rapidamente riconvertite e, dove fino a ieri si tagliavano e cucivano abiti da sera e collezioni di prét-à-porter, oggi le sarte lavorano a pieno ritmo con il tessuto non tessuto specifico per questi dispositivi di protezione.
Helena Helmersson, Ceo di H&M, ha annunciato che per far fronte all’emergenza Covid-19 metterà a disposizione tutti i settori del brand, dalla logistica alla distribuzione. Una vera macchina da guerra, visto che il colosso della moda svedese è abituato ai grandi numeri ed esporta in tutto il mondo.
Anche il brand giapponese Uniqlo donerà 1milione di mascherine al Comune di Milano (la città dove ha di recente aperto il suo primo store italiano) e 400 piumini ultraleggeri ai volontari che prestano servizio nel capoluogo lombardo.
Il Gruppo Trussardi prosegue fino al 5 aprile la campagna #ConBergamo, una raccolta fondi
a favore di CESVI per sostenere l’acquisto di respiratori e ventilatori polmonari per l’Ospedale Papa
Giovanni XXIII e per l’assistenza agli anziani soli residenti nella città, duramente colpita dall’emergenza Coronavirus. Anche il 100% delle vendite sul sito del brand sarà devoluto a CESVI. Acquisti e donazioni dirette possono essere effettuate su trussardi.com e su cesvi.org.
Donazioni all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, nonché alla Protezione Civile Italiana e all’Ospedale Sacco di Milano (per un totale di 1,3 milioni di euro) sono arrivate anche dalla filiale italiana di Chanel.
Tra le varie iniziative di Versace c’è la donazione di 400mila dollari all’Ospedale San Raffaele di Milano e di 100 mila alla Camera Nazionale Della Moda Italiana per il progetto “Italia, We Are With You” l’iniziativa per acquistare respiratori e attrezzature mediche destinate agli ospedali. Aiuti a livello internazionale, arriveranno invece da Michael Kors e Jimmy Choo.
Dallo stabilimento di Alba del gruppo Miroglio (quello di Elena Mirò e Motivi, solo per citare un paio dei suoi marchi) usciranno ogni settimana ben 100mila mascherine in tessuto sanitario. La particolarità è che sono studiate apposta per essere lavate e riutilizzate una decina di volte.
Prada, che ha accolto la richiesta di aiuto della Regione Toscana, realizzerà 80mila camici e 110mila mascherine. E non saranno le sole: all’appello hanno risposto anche Gucci (che donerà 1 milione di mascherine e 55mila camici) e poi Salvatore Ferragamo, Fendi, Valentino ed Ermanno Scervino.
Anche Giorgio Armani, che dall’inizio della crisi Coronavirus ha donato agli ospedali 2 milioni di euro, ha deciso di utilizzare tutti i suoi stabilimenti italiani per produrre camici monouso.
Il Gruppo Zegna ha deciso di donare 3 milioni di euro alla Protezione Civile Italiana, ma il contributo dell’azienda non si ferma qui. Dalle linee di produzione in Italia e Svizzera usciranno camici e mascherine per il personale sanitario, ma anche per i dipendenti. Zegna ha inoltre contribuito all’acquisto di ventilatori e mascherine mediche per alcuni ospedali.
Anche Furla, in aggiunta alle iniziative private della famiglia Furlanetto, proprietaria dell’azienda emiliana nata nel 1927, ha deciso di contribuire alla raccolta fondi della Croce Rossa Italiana con un versamento a nome di tutti i dipendenti.
Un aiuto anche dal brand bolognese Les Copains che dalla scorsa settimana ha avviato la produzione di mascherine filtranti che saranno distribuite in Emilia Romagna, a partire dalle zone più colpite. Nella stessa Regione, anche la Marex di Angelo Marani collaborerà ai progetti di produzione di mascherine chirurgiche.
Le aziende tessili campane sono in prima linea nella riconversione delle loro attività produttive per rifornire la regione di mascherine. La Push Srl di Nola, produttrice del marchio Hanita sta lavorando a questo progetto già da 10 giorni, così come tanti altri brand della zona.
Ricordate poi la crisi dell’Amuchina, sparita dagli scaffali e venduta online a prezzi da capogiro? Dai laboratori di profumeria del gruppo francese del lusso Lvmh usciranno adesso flaconi di gel igienizzante. Non meno prezioso di sieri ed essenze e oggi davvero irrinunciabile.
Anche Fenty Beauty ha deciso di seguire l’esempio, mentre l’Istituto Ganassini (che produce, tra gli altri, i marchi Rilastil e Bioclin) ha annunciato che donerà 10 ecografi ad altrettanti ospedali, produrrà 100mila gel idroalcolici che verranno distribuiti gratuitamente a ospedali e farmacie e darà ai sanitari in prima linea dei kit benessere per alleviare la stanchezza.
Di Maria Chiara Locatelli – Foto Courtesy Prada