Tutti zitti, devo dire una cosa: LowLow ci parla della sua bio fotografica

30 September 2017

Tutti zitti, devo dire una cosa (Mondadori, € 14,90) è l’autobiografia fotografica di Giulio Elia Sabatello, in arte lowlow. Primo rapper italiano prodotto dall’etichetta Sugar, di Caterina Caselli.

Stile aggressivo, rime in stile Eminem. Il 23enne lowlow, rapper romano che ha mandato in tilt YouTube con i suoi brani pieni di citazioni colte, diventa anche scrittore. E dedica ai fan un’autobiografia con testi e foto inedite. Cita Ghandi, Cioran, Warhol, Orwell, Calvino, Dostoevskij, richiami colti che gli hanno fatto guadagnare l’appellativo di “rapper poeta”.

«A scuola i professori stressano i ragazzi senza spiegare che imparare permette di realizzare i propri sogni» dice. «Con le parole si possono fare grandi cose. Io ho avuto la fortuna di avere genitori che mi hanno stimolato dal punto di vista intellettuale, ma poi ho scelto il mio percorso personale: ho il cervello che apprende come una spugna».

Scrive e parla bene Giulio Elia Sabatello, in arte lowlow, non a caso il primo rapper prodotto dalla prestigiosa etichetta discografica Sugar di Caterina Caselli. Dopo aver fatto impazzire YouTube col singolo Ulisse (27 milioni di visualizzazioni), il 23enne romano dedica ai fan un’autobiografia
con foto e rime inedite, Tutti zitti, devo dire una cosa.

Attraverso parole chiave come “paura” e “libertà”, ripercorre la sua avventura, dalle gare di freestyle a 13 anni accompagnato dalla madre, fino alla pubblicazione, lo scorso dicembre, dell’album d’esordio Redenzione. lowlow ha sì dalla sua ottime letture e un buon bagaglio cinematografico (gli piacciono, tra gli altri, Cronenberg e Tarantino), ma è un rapper a tutto tondo, il suo modello musicale è Eminem e nei suoi video non mancano sballi, rapine, autolesionismo.

«Non temo di essere considerato un cattivo maestro, uso metafore forti come invito a non omologarsi. Chi si sente sbagliato deve cercare il suo talento. E poi deve dubitare: io esisto e cresco solo quando dubito». La prima parola chiave del libro è “fame”: il rapper ha perso 15 chili. «Sono stato un ragazzo disturbato, oltre che sovrappeso» spiega. «Ora che mi piaccio di più fuori, cerco di risolvere il mondo complicato che ho dentro».

Eleonora Molisani @emolisani