Abbiamo scelto per te quattro storie contemporanee, tra le novità, da non perdere. Scoprile qui
Dopo i romanzi italiani, ecco quattro letture per la settimana, scelte da Tustyle tra le storie contemporanee.
Racconti della pandemia
Quando la pandemia di Covid-19 è scoppiata, sembrava impossibile da raccontare. Come tradurre l’angoscia e il senso di impotenza del mondo intero? Eppure, era già accaduto in passato. Lo aveva fatto Giovanni Boccaccio nel Decameron, una raccolta di novelle scritte durante l’epidemia di peste che nel 300 aveva colpito l’Europa.
Quasi 700 anni dopo gli editor del New York Times hanno raccolto quell’eredità e lanciato Decameron Project, Autori vari (NN Editore, € 19). Tra le firme, grandi nomi come Margaret Atwood, Edwidge Danticat, Charles Yu, Paolo Giordano, Liz Moore e Yiyun Li che hanno deciso di mandare le loro parole oltre i confini delle proprie case e dei loro mondi. Le storie non parlano della pandemia, ma ne sono intrise. Non spiegano, ma evocano con stili e lingue diverse le convivenze forzate e le solitudini, le piccole allegrie, le città spente e le strade che diventano miraggi di libertà.
Sono testimonianze di un tempo straordinario, lo sguardo di un’umanità unita dagli stessi pensieri e sentimenti, in grado di costruire una memoria comune e una comune visione del domani.
Decameron project. Ventinove racconti della pandemia selezionati dagli editor del New York Times
Romanzo intimo
Agata è una editor quarantenne che vive nel quartiere cinese di Milano. Ossessionata dal vuoto e dalla mancanza, cerca di ovviare alle sue carenze emotive attraverso un rapporto morboso sia con il cibo che con Samuele, latin lover sfuggente, con cui crea una relazione di sudditanza e dipendenza.
In quest’uomo Agata rivede i comportamenti di una madre narcisista, innamorata di sé soltanto, scomparsa senza dare spiegazioni quando Agata era una ragazzina. Giunta all’età adulta, la donna deciderà di indagare sulla scomparsa della madre, pensando che il suo ritrovamento possa mettere fine al proprio vuoto. Agata, durante l’indagine, scrive una lettera-romanzo alla madre, immaginando la sua vita dal giorno della scomparsa in poi. Con l’intento di ricostruirne la storia e ritrovarla almeno nelle parole scritte.
La realtà, riserverà invece una verità diversa, dura ma necessaria ad accettare ciò che ci appare insostenibile, il gesto di una madre che abbandona una figlia tredicenne e il marito. Senza un apparente perché.
Riempire un’assenza con la scrittura. Non è inedito il tema scelto da Elena Mearini nel suo libro I passi di mia madre (Morellini, € 15,90). Ma l’autrice ha scelto di declinarlo a modo suo, assegnando alla scrittura il potere demiurgico di restituire una vita e di colmare la più lacerante delle privazioni: quella di una madre.
I passi di mia madre, Elena Mearini
Storie contemporanee
Alle fondatrici del Club arriva una richiesta di ingresso sospetta da parte di un nuovo bambino del palazzo. Sarà un vero pigiamista? Alice e Caterina devono scoprirlo. Alice e Caterina sono vicine di casa e migliori amiche. A dividerle è solo un muro… quello che materialmente separa le loro camere da letto.
Ogni domenica mattina, quando ancora tutti dormono, la prima che si sveglia batte un colpo sul muro. È il segnale che il Club delle Pigiamiste può aprire i battenti! Alice e Caterina sono le fondatrici del Club delle Pigiamiste e, nella sede del Palazzo Rosso, ne sono anche gli unici membri. E se qualcun altro volesse entrare nel club? E se a fare questa richiesta fosse il bambino venuto ad abitare da poco nel palazzo?! AAAH, un infiltrato nel club!
È un club segreto, internazionale e accogliente come un pigiama… non vedi l’ora di farne parte? Il club delle pigiamiste – Non disturbare, Giulia Binazzi e Chiara Leonardi (Giunti, € 7,90), è una raccolta di storie illustrate, divertenti e contemporanee, che parlano di amicizia e prime dinamiche sociali. Età di lettura: da 5 anni.
Il club delle pigiamiste – Non disturbare, Giulia Binazzi e Chiara Leonardi
Riso amaro ai tempi della Shoah
Immagina una stanza spoglia, molto ampia e illuminata. In questa stanza, la mattina presto, centinaia di persone sono state radunate per essere spedite lontano, in un altro paese, dove saranno ammazzate.
Ora, però, la stanza ha cambiato aspetto. Il terrore ha lasciato il posto a un’atmosfera dolce di attesa, sulle panche uomini e donne chiacchierano tra loro. In questa stessa stanza, c’è anche un giovane prigioniero. È in piedi, al centro del palco, illuminato dai fari. Sa che deve concentrarsi soltanto sull’unica possibilità di salvezza che gli rimane. Fare ridere il comandante. Fare ridere il lupo seduto proprio lì, di fronte a lui, fare ridere il suo nemico.
Quel giovane uomo si chiama Erich Adelman. E questa è la sua storia, quella di un ragazzino ebreo nella Berlino degli anni 30 che cresce in una casa dove non si ride mai. Erich desidera solo due cose: l’amore di Anita, la ballerina ritratta sulla cartolina donatagli da un uomo senza gambe incontrato per strada, e diventare un grande comico, calcando il palco dei migliori cabaret della Germania. Sogni, i suoi, che proprio nel momento in cui sembrano potersi realizzare, si scontrano con la più abominevole delle realtà, la tragedia della Shoah.
Nel romanzo Che cosa c’è da ridere, di Federico Baccomo (Mondadori, € 18), l’autore riesce a tenere insieme comicità e tragedia. Grazie anche a un grande lavoro di documentazione, ci regala una toccante storia di formazione ispirata a quella dei tanti ossuti e stremati Erich che sfidarono il nazismo opponendo l’arte e l’intelligenza all’ottusità e alla violenza. Per continuare a sentirsi, nonostante tutto, esseri umani.
Che cosa c’è da ridere, Federico Baccomo
Di Eleonora Molisani