Don’t stop the… Pitbull
C’è chi non lo ama affatto e lo considera solo un furbetto senza troppo stile, bravo solo a rileggere e aggiungere qualcosa a pezzi famosi: Pitbull, dicono i detrattori, non fa che condirli con un pizzico di “sabor latino” moderno e così, per qualche misterioso motivo, li trasforma facilmente in nuovi successi. C’è poi, invece, chi lo adora: Pitbull, dicono milioni di fan in tutto il mondo, sta regalando nuova energia alla musica. Tutta.
Da che parte sto? Per me il 32enne Armando Christian Pérez (questo è il suo vero nome) vale due semplici parole: è un vero artista. E ne ho avuto la conferma dopo aver speso ben 65 euro per assistere all’unica tappa italiana del suo Global Warming Tour sabato 10 agosto a Latinoamericando Expo 2013 di Assago, alle porte di Milano. Perché Pitbull mi ha regalato più di un’ora di allegria e divertimento puro.
Tanta energia Il concerto? Veloce, superprofessionale, sicuro. Accompagnato da un set di sei eccellenti musicisti (tra i quali un bassista “extralarge” di grande impatto, un chitarrista incredibilmente trendy e un percussionista di assoluto livello), ha sparato uno dopo l’altro i suoi successi: Get it started (e sullo schermo alle sue spalle è apparsa Shakira), Feel this moment (ed ecco la Aguilera) ma soprattutto la hit del momento, Don’t stop the party, cantata a gola spiegata da tutto il pubblico.
Un cv intenso Ma chi è questo rapper dal nome… più che aggressivo? Basta dare un’occhiata al suo profilo su wikipedia: non è il solito fenomeno commerciale “pescato” dal cilindro di un cacciatore di talenti e costruito a tavolino. Sono anni che Armando, nato a Miami nel 1981 da genitori cubani, combatte duramente per arrivare al successo. E non ha mai mollato: non a caso ha scelto proprio Pitbull, sinonimo di cattiveria e ostinata ferocia, come nome d’arte (ma è noto anche come Mr. Worldwide). Insomma, di gavetta ne ha fatta tanta. Ha cantato, suonato e composto canzoni per anni: e alla fine ha avuto ragione lui. Dopo aver venduto milioni di singoli, oggi è tra i più quotati autori di pezzi che “spaccano”, popolari in tutto il mondo, dagli Stati Uniti al Sudamerica, dall’Europa all’Asia. E poi è produttore discografico, attore (è apparso in Glee) e, addirittura, icona fashion. Personalmente non lo trovo molto stiloso, ma è una questione di gusti.
Il più richiesto dai colleghi Il nome Pitbull sembra essere garanzia di successo: è così quotato che le più celebri popstar si sono messe in fila per duettare o creare un brano con lui. I nomi sono tanti, e uno dopo l’altro fanno impressione: per citare solo i più noti, Jennifer Lopez, Marc Anthony, David Guetta, Christina Aguilera; e ancora, Chris Brown, Akon e Ke$ha. Per ora.
Perché piace? Facile: di sicuro perché a mezzo mondo (me compresa) piace da pazzi il genere musicale “unz unz – yay hermanos latinos – unz unz – me gusta todo aqui – unz unz”. Prende brani strafamosi, li interpreta rendendoli ancora più ritmati e aggressivi e aggiunge un po’ di profumo latino che non guasta affatto, in questi tempi di mercato istantaneo e suoni globali. Non è una classica bellezza, ma ha il suo fascino grazie a una serie di ingredienti: look da macho glamour, voce roca da fumatore di sigari, occhiali scuri anche in notturna, fascino latino, ballerine super sexy e, non ultima, la capacità di parlare in tante lingue. Tutti requisiti che, soprattutto dal vivo, lo rendono un piacevole e allegro energy drink. Non solo: non si direbbe, ma “Mr. Worlwide” è anche un simpatico piacione. Durante lo spettacolo, tra un brano e l’altro, forse contento per l’accoglienza calda e tanto, tanto latina, continuava a parlare in spagnolo e inglese e a sorridere a tutti, come un cucciolotto “toda joja”. E quando si è tolto gli occhiali scuri e cattivi, è rimasto lui, Armando Christian Perez. Altro che Pitbull!
Di Cecilia Pedron