La 66esima edizione del Festival di Sanremo 2016 segna il ritorno di Neffa (all’anagrafe Giovanni Pellino). Dopo dopo 11 anni l’eclettico artista presenta la canzone “Sogni e Nostalgia”, del quale ha composto sia il testo sia la musica il brano anticipa l’uscita dell’album Resistenza edizione speciale, negli store il 12 febbraio. Neffa, inoltre, si esibirà sul palco del teatro Arison, per la serata dedicata alle cover 11 con ‘O Sarracino di Renato Carosone.
Neffa, cosa ti attrae davvero del Festival di Sanremo?
Guarda, a dire la verità non ero certo che sarei tornato, ma ero sicuro che se l’avessi fatto mi sarei presentato una “temperatura” interiore diversa, ed è questo uno dei fattori che mi hanno attratto e convinto di riprovarci. Volevo sperimentare ecosa si prova a viverlo senza troppa pressione, insomma sapendo che ormai ho una mia traiettoria che non ha necessariamente bisogno di conferme o delusioni. Poi sono stato attratto anche dal fatto che il Festival di Carlo Conti garantisce una grande centralità della musica, rispetto alle edizioni degli anni passati che sono state realizzate esclusivamente come show televisivo. E, a volte, con nomi abbastanza improbabili.
E, infatti, quest’anno c’è davvero una bella scelta per esplorare le varie sfaccettature della realtà musicale italiana…
Sì, se guardo i nomi del cast di Sanremo2026 vedo colleghi che rappresentano il panorama musicale italiano, persino la presnze di personaggi come me, che sono un po’ fuori da stili e tendenze. Mi riferisco, per esempi, a Elio e le storie tese o gli Stadio… che appartengono a generi diversi.
Rispetto alla prima volta era, il 2004, sei ancora emozionato?
Bah, alle prime prove. Chiaramente mi aspetto sempre un po’ di tensione prima di salire sul palco. Ma rispetto a 12 anni fa, c’è tutta la differenza del mondo. La prima volta, in generale, è sempre attesa, agognata come una sorta di spartiacque tra te e un’altra tua essenza. In realtà, molto spesso viene caricata di tante cose, così diventa simbolica ma non veramente un piacere. La seconda, invece, è quella che ti dici “ok, facciamolo con piacere”. E comunque il sono innamorato di ciò che faccio e penso che un’artista debba salire sul palco non per vincere o convincere ma per dare e per vivere quel momento con le persone.
Parliamo del tuo stile, la tua traiettoria: Alcuni tuoi fan che ti seguono sui social diconola tua musica ricorda quelle canzonette “lalala”, ma poi picchi giù duro con i testi.
Il fatto è che a me da fastidio sentire quando dicono la canzoncina “lalala”. Coem stanno davvero le cose? Negli anni, senza accorgermene, credo di aver fatto quello che è un po’ all’antitesi di quanto è successo, in molteplici modi, “isolando” il cantante. Ti spiego: nell’album del 2003 io ho “denunciato” candidamente la mia incapacità, in quel momento, di fondere i generi ai quali mi ispiravo. Ne è risultato un disco pieno di tante sfumature: dalla disco, al funky, alle influenze più popolari. In questi ultimi anni, invece, soprattutto dall’album Resistenza in poi, credo di aver mixato po’ tutti i generi. Quello che ho scritto, infatti, non ha mai potuto allontanarsi troppo dal reggae o dai Doors o dalla musica popolare internazionale e italiana. In cocnclusione, sentendo Sogni e nostalgia, ho avuto la conferma da me stesso che, per la prima volta, si vede la linea che ho iniziato a percorrere. E che io chiamo “ fuori dal balcano”.
Sogni e nostalgia è un brano da Sanremo?
Non credo che possa essere propriamente un brano sanremese, perché è una canzone che è destinata a salire nel tempo. Il suo mood non si presta alle due apparizioni del festival, per cui… incrocio le dita!
Se tu dovessi rappresentare la tua canzone?
La rappresenterei con il sorriso di un bambino con la faccia sporca, in un film neorealista.
Giovedì 11 è la serata dedicata alle cover: tu porti ‘O sarracino di Renato Carosone. Hai mai cantato in napoletano?
Sì, ho partecipato anni fa a uno spettacolo estivo di Rai Uno… quelle belle edizioni molto artistiche, che di solito fanno solo d’estate. Era un tributo a Domenico Modugno e in quella occasione avevo cantato anche Lazzarella. La musica napoletana mi ha sempre affascinato, e ho colto questa occasione cantare un classico della musica napoletana in onore dei miei padri.
Il tuo look è inconfondibile come le tue canzoni, sarà così anche a Sanremo?
Beh per Sanremo volevo qualcosa che fosse in linea con la canzone, per cui mi sono affidato a valenti stilisti che conosco da molto tempo. Quindi indosserò abiti abbastanza classici dal sapore leggermente retrò. Però non nel significato, ma solo nello stile, come il mood della canzone che è fuori dal tempo.
Per gli artisti i social sono uno strumento indispensabile. Il tuo rapporto con Twitter &co?
Pensa, una delle poche volte che sono andato su twitter ho litigato! Quello è il posto perfetto per litigare. Probabilmente se avessi iniziato a frequentare i social anni fa sarei lì a battibeccare sempre. E ne avrei da dire, perché sono una persona spontanea capace di buttare lì una frase su qualsiasi cosa. Però non mi ci trovo molto: la vedo come una questione generazionale. Ho visto persone della mia età che se ne sono impadronite. Invece, io sono di una scuola diversa: questa, purtroppo, prevede che tutta la verità, nient’altro che la verità (lo giuro!) esca solo dalla musica che faccio. Perciò non riesco ad avere un rapporto veramente attivo sui social, ma rispetto molto questo strumento che aiuta ad andare incontro alle esigenze dei fan che, a volte, non possono incontrare dal vivo l’artista.
Tornialo alla musica: qual è il tuo brano top della tua playlist?
Nella mia playlist? Cavoli, che domandone! Beh, quando sono in giro e non voglio sentire il rumore della mattina… metto gli auricolari e ascolto Let There Be Rock degli AC/DC, un album del 1979 l’ultimo della Bon Scott Era.
Ho rubato una frase che ha scritto un tuo fan su YouTube: “vai Neffa gli stracci tutti, buona resistenza!”
Che carino… pensa che io non ho voglia di stracciare nessuno! IDsidero semplicemente che un mio fan dica “questa canzone l’ho sentita dentro e lui l’ha cantata… Bella Neffa!”
Cecilia Pedron