18 anni, la figlia musicista di Giorgio Gori e Cristina Parodi ha già le idee chiare: “Nella vita voglio fare la cantautrice. Guardo all’indie-rock e al cantautorato italiano”
Pasta Rossa (UMA Records) è il titolo del primo singolo dei Chiamamifaro, un duo musicale composto da Alessandro Belotti e Angelica Gori. Lui è un chitarrista di formazione jazz, lei è la voce (talentuosa) del gruppo, nonché figlia di Giorgio Gori e Cristina Parodi.
Entrambi giovanissimi, Alessandro e Angelica si sono conosciuti nei corridoi del loro liceo della bergamasca. Su sollecitazione del direttore artistico Riccardo Zanotti (Pinguini Tattici nucleari), hanno sfornato un singolo un po’ indie-pop che non ha bisogno di un secondo ascolto.
Il loro non è solo un debutto discografico. È anche una promessa. «Io, nella vita, voglio fare questo: la musicista» spiega Angelica Gori in videoconferenza. Non si imbarazza poi se le chiedi per quanto tempo i giornalisti, e l’opinione pubblica, la etichetteranno come figlia di.
«Non è mai stato un peso per me, in realtà. Piuttosto, anche una fortuna. Ma, nell’ambito musicale, come in qualsiasi altro ambito, non vai avanti se non hai un valore. Per ora, comunque, i miei mi incoraggiano ma senza interferire. Sono felici che mi stia impegnando. Ma nei giudizi, soprattutto mio padre è sincero e talvolta brutale. Fa bene».
Sono le regole del gioco, in fondo, e lei lo sa. «Avere una famiglia come la mia può aiutarti, ma solo all’inizio» aggiunge. Il loro primo album, dopo qualche altro singolo estivo, è previsto entro la fine del 2020.
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“Siamo una famiglia canterina”
Come è nata la tua passione per la musica?
«Forse alle feste di famiglie. Mio zio suona molto bene la chitarra. Mia sorella più grande ha una voce splendida. Siamo una famiglia canterina, cantiamo anche sotto la doccia. Io poi sono un’autodidatta, di quelle che si impegnano e che vogliono migliorare. È l’unico modo che conosco se voglio trasformare una passione in una professione».
La tua manager dice che stai in sala di registrazione per ore, che sei una perfezionista.
«Forse sì. Ma è giusto così».
Come hai conosciuto Riccardo Zanotti?
Un po’ casualmente, a un concerto nella bergamasca. Eravamo già amici su Instagram, dopo che aveva ascoltato alcuni miei brani che avevo messo sui social.
In Pasta Rossa dici: «Quello stronzo di tuo padre, il volto di tua madre». È autobiografico?
«No, ma me l’ha chiesto anche mio papà (ride). Ha fatto una faccia, dovevi vedere. No, in realtà è la descrizione di una storia d’amore che finisce male. I personaggi sono frutto della mia immaginazione».
Prima, nelle canzoni che ti eri autoprodotta, cantavi solo in inglese, ora questo singolo è in italiano. Perché?
«Cantare in inglese, apparentemente, è più semplice, immediato. Mi ha spinto Alessandro a provare però provare in italiano. La nostra è una lingua bellissima. E poi c’è spazio per l’italiano nella scena indie-pop, quella a cui guardo, più in fermento».
Angelica Gori: “I miei riferimenti? De André e l’indie-rock”
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Quali sono i tuoi riferimenti nel panorama del cantaurato del nostro Paese?
«Ti cito, ed è un classico, Fabrizio De André. In famiglia lo ascoltavamo da quando ero piccola».
E a livello internazionale?
«Tanti. I Green Day, i Libertines, The Cooks. Io e Alessandro siamo una bella coppia. Lui viene dal jazz. Io dal mondo indie-rock. Ma ci piacciono anche le sonorità più elettroniche, più funkie, l’uso dei sintetizzatori. Cerchiamo di mettere insieme culture musicali parzialmente diverse».
Come è stata la quarantena?
«È stato un periodo difficile per la mia città. Noi, per fortuna, in famiglia, non abbiamo avuto disgrazie. Ma a Bergamo, devo dire, c’è un po’ di rabbia. Le cose potevano essere gestite diversamente».
E nel tuo caso?
«Sono tornata a Bergamo dall’Inghilterra, dove ho fatto gli ultimi due anni di liceo. Mi sono appena diplomata, anche se non ci hanno consentito di fare gli esami. Hanno fatto una media. Nonostante le difficoltà, comunque, è stato un periodo anche utile: ho rivisto i miei fratelli (Benedetta, di 24 anni, e Alessandro, di 23, ndr) che vedevo ormai raramente».
Il tuo sogno?
«Lo ripeto: fare la cantautrice. Sarà dura ma voglio mettercela tutta».
Di Paolo Papi – Foto di Laura Stramacchia