Vive il Festival da ex. Un ex sereno, però, vagamente nostalgico. Luca Barbarossa, concorrente a Sanremo per otto volte, vincitore nel 1992 con Portami a ballare, ora vive una stagione felice come conduttore radiofonico. Con Andrea Perrone e Neri Marcoré conduce Radiodue Social Club, il sabato mattina: di qui passano davvero tutti: cantanti, attori, sportivi ma soprattutto amici. Un happening divertito e divertente dove Luca canta, duetta, intervista. Se non fosse che il ballo alla radio non è previsto sarebbe uno showman perfetto. A due passi dall’Ariston, ci accoglie sul camper di Radiodue prima della diretta mattutina.
Com’è il Festival visto da qui?
“Divertente, ed è bellissimo avvicinarsi al pubblico del nostro programma in una piazza, vederlo finalmente in faccia. Quanto al mio sguardo sul Festival, è affettuoso: io qui ho vissuto molte esperienze diverse. La prima volta sono entrato sconosciuto e sono uscito scortato dai carabinieri, poi ho vinto, ma sono anche arrivato tra gli ultimi. Ho vissuto tante stagioni diverse della mia vita, tutte emozionanti”.
A che punto è oggi la sua carriera di cantante?
“Faccio radio ma non ho mai smesso di essere un cantante. Paradossalmente da quando faccio questa trasmissione canto ancora di più, lo faccio quasi con ogni ospite che passa di qui. Entro la fine dell’anno pubblicheremo un disco con duetti più belli di Radiodue Social Club e l’anno prossimo arriverà un nuovo disco di inediti, una fatica…”.
Ha perso l’abitudine a scrivere?
“No, ma con l’età si diventa più severi con se stessi. Non ho più l’obbligo di pubblicare perché me lo chiede la casa discografica, lo faccio quando credo di avere qualcosa da dire”.
Le sue preferenze tra i cantanti in gara a chi vanno?
“Credo che questo sia il Festival di due voci in particolare: quella di Nek, che ha dimostrato che allontanarsi un po’ da questo mondo per pensare bene a quello che si fa è una scelta che paga. E poi naturalmente quella de Il volo, un trio a cui sono particolarmente affezionato. Hanno fatto un percorso “nucleare”. Ma tutti i ragazzi in gara stanno dimostrando un carattere e un’umiltà straordinarie. Noi non eravamo così, il successo ci montava la testa: fosse toccato a noi di essere mandati al macello con gli scontri frontali a cui sono stati costretti i giovani ci saremmo suicidati in massa!”.
Difetti nell’impostazione del Festival di Carlo Conti?
“Forse manca un testo “forte” veramente degno del premio della critica, l’unico è quello di Kaligola. In questo senso i si poteva decisamente osare di più”.
di Elisabetta Sala