Lo Stato Sociale a Sanremo trasforma il pop in arma da combattimento e dà voce a tutti i lavoratori del mondo dello spettacolo che non lavorano da un anno
Lo Stato Sociale di nome e di fatto. A Sanremo ci ha stupito della canzone Combat Pop, ma soprattutto della performance la sera dei duetti con Toto, gestore di una sala cinematografica di provincia, e Morris, gestore di un live club a Livorno. Lo Stato Sociale ha voluto anche queste due rappresentanze del mondo dello spettacolo non solo sul palco del Festival ma anche all’incontro coi giornalisti.
La performance di Non è per sempre (degli Afterhours) ha mandato a tutti un messaggio molto forte.
“Sì, abbiamo fatto lo Stato Sociale fino in fondo. Da sempre il nostro modo di fare musica ha i piedi ben piantati nella realtà, osserviamo tutto ciò che accade. Se lo riteniamo importante come in questo caso, lo portiamo in scena. Volevamo che arrivasse forte e chiaro il messaggio che i mondo dello spettacolo è fatto da tanta gente che non ha modi di lavorare da tanto tempo. E che la politica ha il compito di fare leggi e provvedimenti che tengano conto anche di questo. Se queste persone scioperassero un giorno solo, non vedremmo più un tg, non potrebbe parlare neppure il Papa”.
Il pezzo che avete portato al Festival di Sanremo, Combat pop, non è cantato da Lodo ma da Albi. Come mai questa scelta?
“Noi siamo un gruppo, l’idea di avere un leader non ci interessa. In tanti dischi d’oro pubblicati in passato la voce non era quella di Lodo Guenzi. E al Festival abbiamo scelto insieme di far cantare Albi semplicemente perché cantava questo pezzo meglio degli altri. Siamo 5 persone sempre a disposizione uno dell’altro. Quando pensiamo alla nostra musica si gioca a chi la spara più grossa ma alla fine la scelta è sempre comune”.
Cosa significa esattamente per voi Combat pop?
“Siamo un collettivo con una sua visione del mondo e della realtà, abbiamo un messaggio che vorremmo far arrivare a più gente possibile. E cerchiamo una messa in scena divertente, sempre”:
Anche il vostro ultimo progetto discografico, Attentato alla musica italiana è singolare…
“Sì, si tratta di 5 minialbum solisti, cinque capitoli dedicati dedicati a ciascuno di noi. Per raccontare chi siamo in maniera orizzontale”.
Di Elisabetta Sala