29 January 2016

“Joy”: la recensione del film con Jennifer Lawrence

 

Questa non è solo la (bella) storia di Joy Mangano, inventrice del mocio e altri attrezzi che hanno alleviato fatiche domestiche e casalinghitudine di tante “desperate wives”. Per dirla con Jennifer Lawrence, strepitosa protagonista candidata all’Oscar, «racconta l’emancipazione di una donna creativa frenata da problemi di autostima, di come il successo si possa conquistare con la determinazione e la fiducia in se stessi».

Siamo nel 1990. Separata in casa con un’intera famiglia a carico, due figli, madre depressa, padre semifallito (Robert De Niro) e pure l’ex marito aspirante showman che fa le prove nel sottoscala,
Joy vive alla giornata nello slalom fra i problemi quotidiani. Non ha tempo per piangersi addosso, neppure un minuto per se stessa. Solo la nonna le ricorda, ogni tanto, quante cose inventava da bambina, quant’era promettente e piena di idee. Ed è così che tra gli stracci che usa per pulire, Cenerentola com’è, un giorno decide di lanciarsi: ne inventa uno che le permette di non stare sempre inginocchiata per terra, il Miracle Mop, quello che noi chiamiamo mocio. Riesce a convincere un manager tv a proporlo in una televendita (Bradley Cooper), poi si ritrova a bypassare gli ostacoli più imprevisti, comprese l’invidia e la sciatteria dei familiari che dovrebbero aiutarla, lo spettro del disastro economico. Poi, la grande conquista e il successo.

Con gli stessi tre attori-assi de Il lato positivo (Jennifer Lawrence, vincitrice dell’Oscar proprio in quel film e ora nominata per il bis, Bradley Cooper e Robert De Niro) e un’Isabella Rossellini nel ruolo dell’ottusa e odiosa imprenditrice che si picca di guidare Joy, il regista David O. Russel (American Hustle, The Fighter) torna a raccontare l’ordinaria follia famigliare e sentimentale di cui sembra il miglior ritrattista cinematografico. Questo film è meno riuscito dei precedenti, un po’ frettoloso nella parte finale e forse fin troppo concentrato sulla storia della protagonista. Ma è stato capace, ancora una volta, di trovare meraviglia e poesia nella più incasinata delle vite.

Valeria Vignale @vavign