“Grey”, il sequel di “Cinquanta sfumature di grigio”. Leggi qui le prime pagine!

03 July 2015

Finalmente #AdessoParlaLui! Nei bookstore italiani, infatti  è arrivato Grey (Mondadori, pagg. 583, € 19; e-book € 6,99), il sequel della celebre trilogia Cinquanta sfumature di grigio della scrittrice londinese E. L. James. Questa volta l’autrice ci racconta la love-story più famosa del pianeta, con la “voce” dell’affascinate e oscuro Mister Grey. Siete curiose di leggere la versione delle 50 sfumature viste da Christian? Ecco le prime tre pagine del romanzo!

Lunedì 9 maggio 2011
Ho tre macchinine. Sfrecciano sul pavimento. Velocissime. Una è rossa. Una è verde. Una è gialla. La verde mi piace. È la mia preferita. Piacciono anche alla mamma, le macchinine. Mi piace quando la mamma gioca con me con le macchinine. La sua preferita è la rossa. Oggi è seduta sul divano a guardare il muro. La macchinina verde sfreccia sul tappeto. Poi la rossa. Poi la gialla. Sbam! Ma la mamma non vede. Lo rifaccio. Sbam! La mamma non vede. Lancio la macchinina verde verso i suoi piedi, ma va a finire sotto il divano. Non riesco a prenderla. Ho la mano troppo grande per la fessura. La mamma non vede. Voglio la mia macchinina verde. Ma la mamma resta sul divano a guardare il muro. “Mamma. La mia macchinina.” Non mi sente. “Mamma.” Le prendo la mano e lei si lascia andare contro lo schienale e chiude gli occhi. “Non ora, Vermiciattolo. Non ora” dice. La macchinina verde rimane sotto il divano. È sempre lì. La vedo. Ma non riesco a prenderla. La mia macchinina verde è coperta di peli grigi e sporcizia, quasi non la distinguo. La rivoglio. Ma non riesco a prenderla. Non riesco mai a prenderla. La mia macchinina verde è perduta. Perduta. E non ci potrò giocare mai più.

Apro gli occhi e il sogno sbiadisce nella luce del primo mattino. “Che diavolo era?” Mi aggrappo ai frammenti che spariscono pian piano, ma non riesco a catturarli.
Li rimuovo, come faccio quasi ogni mattina, scendo dal letto e prendo dall’armadio una tuta fresca di bucato. Fuori il cielo plumbeo minaccia pioggia, e oggi non sono dell’umore giusto per correre sotto l’acqua. Vado nella palestra al piano di sopra, accendo la tivù per le notizie finanziarie e salgo sul tapis roulant.
Mi concentro sulla giornata che mi aspetta. Ho solo qualche riunione, ma fra poche ore incontrerò il mio personal trainer per allenarmi in ufficio… Bastille è sempre una piacevole sfida.
“Forse dovrei chiamare Elena?”
“Già. Forse.” Potremmo cenare insieme una di queste sere.
Senza fiato, fermo il tapis roulant e vado sotto la doccia per iniziare un’altra, monotona giornata.

«Domani» borbotto, e congedo Claude Bastille che è in piedi sulla soglia del mio ufficio.
«Questa settimana si gioca a golf, Grey?» Bastille fa un sorrisetto arrogante, ben sapendo che sul campo da golf ha la vittoria assicurata.
Gli lancio un’occhiataccia mentre si gira e se ne va. Le parole con cui si è accomiatato sono come sale su una ferita perché, nonostante i miei eroici tentativi, stamattina in palestra il mio personal trainer mi ha fatto un culo così. Bastille è l’unico che riesce a battermi e adesso vuole ciò che gli spetta sul campo da golf. Io odio il golf, ma si fanno parecchi affari tra una buca e l’altra e così mi tocca prendere lezioni da lui anche lì… e, per quanto detesti ammetterlo, Bastille è riuscito a migliorare un po’ il mio gioco.
Mentre osservo lo skyline di Seattle, sono preso dalla solita sensazione di noia. Il mio umore è spento e grigio come il cielo là fuori. Le mie giornate si susseguono sempre uguali e ho bisogno di qualche diversivo. Ho lavorato tutto il weekend e ora, chiuso nei confini del mio ufficio, sono irrequieto. Non dovrei sentirmi così, non dopo parecchi round con Bastille. E invece…
Mi incupisco. La verità, e dovrebbe farmi riflettere, è che l’unica cosa che ha acceso il mio interesse recentemente è stata la decisione di inviare due navi da carico in Sudan. E questo mi fa venire in mente che Ros dovrebbe venire da me con tutti i resoconti dell’operazione. “Che cosa diavolo la trattiene?” Deciso a capire a che gioco sta giocando, do un’occhiata alla mia agenda e allungo la mano verso il telefono.
“Oh, no!” Devo sorbirmi l’intervista con quell’insistente Miss Kavanagh per il giornale studentesco della Washington State University. “Ma perché cazzo ho accettato?” Io odio le interviste: una serie di domande insulse fatte da gente invidiosa e male informata che cerca di ficcare il naso nella mia vita privata. “E per di più è una studentessa.” Il telefono squilla.
«Sì» rispondo seccamente ad Andrea, come se fosse colpa sua. Posso almeno tentare di fare in modo che sia un’intervista breve.
«C’è Miss Anastasia Steele per lei, Mr Grey.»
«Steele? Io stavo aspettando Katherine Kavanagh.»
«Qui c’è Miss Anastasia Steele, signore.»
Detesto gli imprevisti. «Falla entrare.»
“Bene, bene… Miss Kavanagh non è disponibile.” Conosco suo padre, Eamon, il proprietario della Kavanagh Media. Abbiamo fatto qualche affare insieme, e mi sembra un professionista accorto e un uomo razionale. Ho concesso questa intervista per fargli un favore, un favore che ho intenzione di farmi restituire un giorno o l’altro. E devo ammettere che ero anche un po’ incuriosito da sua figlia, mi interessava capire se la mela era caduta lontano dall’albero oppure no.
Un certo scompiglio vicino alla porta mi fa alzare in piedi, mentre un vortice di capelli castani, pelle chiara e stivali marroni si tuffa nel mio ufficio. Alzo gli occhi al cielo e reprimo la naturale reazione di fastidio per tanta goffaggine, mentre corro verso la ragazza che è atterrata con mani e ginocchia sul pavimento. La prendo per le spalle esili e la aiuto a rimettersi in piedi.
Due occhi luminosi e imbarazzati incontrano i miei, e mi blocco di colpo. Sono di un colore straordinario – azzurri, ingenui – e per un terribile istante ho la sensazione che lei possa leggere dentro di me. Mi sento… esposto. Il pensiero mi innervosisce, quindi mi affretto a scacciarlo.[Copyright Mondadori]

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