Ermal Meta, il suo singolo “Vietato Morire” è disco d’oro. E, con il suo album Vietato Morire è il primo artista di Sanremo 2017 a toccare la vetta della classifica FIMI. All’ultimo Festival è stato tra le rivelazioni più interessanti, anche per via del premio della critica. Per farci raccontare come stia vivendo questo momento lo abbiamo raggiunto nel suo studio musicale milanese, dove è solito sperimentare nuove idee e composizioni.
Alle spalle una bella gavetta come musicista, compositore e autore. Nonostante la popolarità improvvisa, ci precisa di non viverla come ‘il riconoscimento che finalmente arriva’. “Prima di questo festival ho avuto già le mie soddisfazioni. Non sono andato a Sanremo per diventare più famoso di prima. La popolarità ha senso solo se arriva in seguito a delle qualità. Ho sempre preferito muovermi per gradi. Per quanto riguarda la mia vita invece, continuo a fare ciò che facevo prima. Sono monotono e abitudinario, anche se ora mi ritrovo a correre da mattina a sera”.
Non ha mai voluto indugiare troppo sul significato del brano Vietato Morire, che tratta chiaramente il tema della violenza domestica. “Sono temi che definirei “televisivi” e non mi interessa mostrare le radici solo per fare più click. Come quando hai davanti un fiore, le radici credo siano la parte meno interessante”. 35 anni, di origine albanese, figlio di due musicisti classici, ha scritto per Emma, Marco Mengoni, Patty Pravo, Francesca Michielin, “e ho altre decine di canzoni nel cassetto che non hanno ancora visto la luce. Quando ascolto un mio brano cantato da un altro, non provo gelosia. Di solito lo canto per primo e poi lo cedo. Spesso o pensato “ma sai che viene meglio a lui?”.
Nonostante venga da live e percorsi musicali indipendenti sembra musicalmente liberale, cioè non è per nulla contrario ai talent show. “Se uno ha talento, viene fuori comunque. Qualunque sia il contesto di partenza”. Finora il suo lato più efficace è stata la scrittura e l’attività di autore. “Per me scrivere è come togliermi dei chiodi. E speriamo che questi chiodi non finiscano mai”. Laureato in lingue, per mantenere la sua passione si è buttato in mille lavori, “Ho fatto il cameriere, l’operatore nei call center, il rappresentante di un’azienda di alimentari. Tutto questo per continuare a fare il musicista, mentre in tanti mi dicevano di lasciar perdere. Stavo persino per andare a lavorare alla Comunità Europea”.
Anche all’università ha sempre un po’ “disobbedito”, come incita a fare il suo brano sanremese. Ci ha raccontato di quando una volta si è presentato ad un esame senza avere aperto nemmeno mezzo dei cinque libri previsti per la preparazione. “Sapevo solo i titoli e la prof. si era parecchio irrigidita. Poi le ho spiegato che stavo leggendo Orientalism di Edward Said e ho fatto un parallelismo con la sua visione e quella di Nietzsche. All’inizio voleva mandarmi via, ma poi mi ha messo trenta e lode e dopo qualche giorno mi ha chiesto se fossi interessato a lavorare a Bruxelles”.
La timidezza è un altro capitolo. “C’è ancora, in alcune cose”. Da fuori non si vede, soprattutto quando urla che occorre disobbedire. Lui ha disobbedito su molti palchi. E’ andato a Sanremo con gli Ameba 4 nel 2006 e un pezzo non convincente. Poi ha militato nel gruppo, La Fame di Camilla. Ha fatto cinquecento live, “un’esperienza che ti forma, musicalmente parlando, ti spinge a raccontarti e a imparare a lasciare i tuoi problemi sotto il palco “. E allora, il risultato di oggi qual è? “Ho capito che un altro pop è possibile, un pop differente, possibilmente non fatto a forma di esca”.
Attendiamo nuovi chiodi, allora.
Ermal Meta in questo periodo è impegnato in una serie di tour instore (tutte le date sono sul sulla sua pagina Facebook), mentre le date dei suoi prossimi live saranno il 7 maggio all’Alcatraz di Milano e il 16 maggio a Roma, all’Auditorium Parco della Musica. Per maggiori info, visita il sito della sua etichetta discografica Mescal.
Lorenza Sebastiani
(foto Luis Condrò)