Chiara Moscardelli torna in libreria con Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli (Giunti, € 14,90), primo volume di una nuova trilogia in giallo. Protagonista una giovane detective simpatica e un po’ pasticciona.
L’incontro con Paolo, che Teresa ha conosciuto sul portale per incontri Tinder, si conclude in modo tragico. Mentre lei è in bagno, lui si butta dalla finestra. Sarà proprio Teresa a indagare, con il maresciallo Lamonica, sull’apparente suicidio del giovane uomo.
Misteri, sentimenti e sottile umorismo nel romanzo Teresa Papavero e la maledizione di Strangolagalli, primo volume della nuova trilogia in giallo di Chiara Moscardelli, ambientato a Strangolagalli, piccolo borgo a pochi chilometri da Roma. Abbiamo intervistato l’autrice, impegnata nel tour di promozione del libro.
È facile identificarsi in Teresa. Le tue eroine sono sempre vicinissime alle donne reali: fragili ma implacabili, complicate ma in fondo romantiche…
«Di certo Teresa, come Penelope e Agata (le protagoniste dei miei libri precedenti) sono donne insicure ma non fragili. Donne che hanno avuto una famiglia complicata da gestire e sono il frutto di quelle complicazioni. Hanno paura d’amare perché amare vuol dire mettersi in gioco e soffrire, e loro temono le delusioni e gli abbandoni. Però Teresa ha una marcia in più, è coraggiosa. È un’avenger, una vendicatrice! Ha i superpoteri. Vuole diventare una profiler e nonostante qualche intoppo forse alla fine…».
Descrivi benissimo le logiche, spesso illogiche, dei piccoli centri di provincia. Come mai hai deciso di ambientare la storia in un paesino dell’entroterra laziale?
«Ero alla ricerca della mia Cabot Cove! Adoro la serie tv “La signora in giallo”, ed erano anni che cercavo un posto simile al paesino del Maine dove ambientare le mie storie. Ebbene Strangolagalli non è nel Maine ma è un borgo delizioso a pochi chilometri da Roma, in provincia di Frosinone. Ha anche una storia pazzesca e tante leggende. E poi il nome, non lo trovi strepitoso? Lì avrei potuto far muovere il medico di base, il maresciallo, il sindaco. In una grande città non avrei potuto creare quei personaggi. Avevo bisogno che tutti si conoscessero e si aiutassero tra loro. Come a Cabot Cove!».
Teresa deve scegliere tra l’ex grande amore della sua giovinezza e un affascinante investigatore, molto macho…
«È combattuta tra il giornalista Corrado Zanni e il detective Leonardo Serra. Vedremo cosa deciderà di fare. Volevo che Teresa ne avesse ben due di uomini, in fondo è fiction! E chissà, magari nella prossima puntata arriverà, a sopresa, anche un terzo “maschio alfa”. La mamma di Teresa scompare nel nulla il giorno del suo tredicesimo compleanno e se ne perde ogni traccia. Teresa nei romanzi successivi, con la maggiore consapevolezza dei suoi superpoteri, si metterà sulle tracce della madre, aiutata dagli intrepidi strangolagallesi e da uno dei tre “maschi alfa”».
In Teresa c’è qualcosa dell’autrice del libro?
«Teresa è la Moscardelli che però, dopo un lungo percorso di analisi (della Moscardelli, eh, non di Teresa), ha acquistato maggiore consapevolezza di sé. Anche se di certe cose non ci si libera mai. Teresa ha paura di amare e di essere amata, si sottovaluta e non si stima. E fino a qui siamo identiche! Le differenze cominciano con i due uomini che se la contendono (due eh! Io neanche uno), il suo grande intuito (io non capisco neanche Law and Order) e la sua grande intraprendenza. Ha anche delle incredibili capacità mnemoniche e deduttive e quando se ne renderà conto non la fermerà più nessuno. Io non ricordo neanche quello che stavo facendo una settimana fa. Teresa è un’ottimista, io sono più da: “Il peggio deve ancora venire o quando arriverà il mio turno – di essere felice, di sposarmi – probabilmente o avrò 80 anni, o sarò già morta!».
Eleonora Molisani @emolisani