Canto della pianura di Kent Haruf, tradotto da Fabio Cremonesi per NN Editore (€ 18), è il secondo, atteso, capitolo della Trilogia della pianura, iniziata con Benedizione, che si concluderà con il terzo volume, Crepuscolo.
Approdato alla letteratura in età adulta, dopo aver fatto per mezza vita lavori manuali spesso precari, Haruf (scomparso l’anno scorso) racconta la lotta per la sopravvivenza della gente comune, svelando l’America vera, quella lasciata troppo spesso fuori dai fotogrammi cinematografici e dalle pagine patinate delle riviste.
Holt, Colorado: Tom insegna storia in un liceo ma è costretto anche a crescere da solo i suoi due figli Ike e Bobby, di 9 e 10 anni, perché la moglie Ella è caduta in depressione e ha deciso di chiudersi nella stanza degli ospiti.
Victoria a 16 anni rimane incinta e la madre alcolizzata la caccia di casa. I fratelli Raymond e Harold, vecchi cowboys solitari del genere Cormac McCarthy, oltre a occuparsi del loro bestiame decidono di ospitare anche la giovane donna rimasta senza tetto fino alla nascita del figlio.
Il tutto è scandito dal ritmo delle stagioni, dai rituali di una cittadina fatta da poche case, una main-street e qualche negozio, ai margini del Grande Nulla americano.
Come nel primo volume della trilogia, le vite dei personaggi si intrecciano in un racconto corale avvincente, dove passione, dolore e dignità accompagnano il lettore per mano fino alla fine. L’autore, con il suo stile asciutto ed essenziale, è come uno spettatore attento, sempre dalla parte dei suoi personaggi.
Eleonora Molisani