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Kate Hudson si racconta

08 June 2013
Bionda e radiosa come mamma (Goldie Hawn) l’ha fatta, Kate Hudson non potrebbe essere più felice di così. Quasi abbagliante, nel miniabito bianco di Jenny Packham che indossa. «È un bel momento» ammette, e la carriera c’entra fino a un certo punto. Ascoltare, per credere, la canzone Madness: «Ho provato a lasciarti andare, ma una specie di pazzia mi ha divorato, alla fine ho visto la luce, alla fine ti ho capita». Firmato, Matthew Bellamy dei Muse. La “finalmente capita” altri non è che Kate, sua compagna da tre anni, che ha ispirato il pezzo dopo un litigio (e chi non farebbe pace 
dopo una serenata così?).
Aggiungere alla playlist Follow Me, altro titolo dell’album The 2nd Law, e si rischia, secondo il tasso di romanticismo, 
la botta d’invidia o l’indigestione di zuccheri: lì si sente pure battere 
il cuoricino appena nato di Bingham detto Bing, il loro bambino, due anni a luglio. L’amore da hit parade ha fatto bene alla 34enne attrice, su tutti i fronti.Torna nei cinema il 13 giugno con un ruolo intenso, ne Il fondamentalista riluttante di Mira Nair. Balla e canta senza un filo di ciccia post-parto in Glee (in replica su Fox, aspettando la quinta serie). Ha pure esordito come stilista, firmando alcuni pezzi per il marchio Ann Taylor, così non perde colpi come icona fashion. Eppure a sentir lei, la sua vita 
tra Londra e Los Angeles è più bucolica che pop: «Sono molto meno rock di prima. I miei momenti più felici? In campagna, nel Devon, quando vedo i bambini strappare le carote dalla terra dell’orto e prendere le uova delle galline». Oltre a Bing, c’è Ryder, 9 anni, nato dal matrimonio 
con Chris Robinson (se non sono popstar, Kate non li guarda nemmeno).
Anche sul grande schermo sembra cambiata. Ha i capelli scurissimi. Interpreta un’artista molto problematica. Stanca di commedie?
«No, ma questa storia mi ha molto preso e temevo di non poterla interpretare, vista la gravidanza inaspettata (è rimasta incinta solo due mesi dopo l’incontro con Bellamy, ndr). È la storia di un pakistano in carriera a Wall Street che viene emarginato dopo l’11 settembre. Io interpreto un’artista ribelle: politica a parte, il film racconta l’incontro di un uomo e una donna immersi, 
per ragioni diverse, in una profonda solitudine».
Vedersi mora che effetto le fa?
«La regista ha voluto rendermi più misteriosa, evitare lo stereotipo
della donna americana. In realtà io non ho mai aderito al cliché della bionda-spumeggiante o svampita: sono cresciuta con una madre molto bionda ma molto tosta, una forza della natura».
Morale?
«Mi è piaciuto scurirmi per il film, visto che… anch’io non ero la solita io, quando l’ho girato!».
Aveva avuto suo figlio da due mesi.
«Sì, e lo allattavo tra una scena e l’altra. Da neo-mamma, sei molto più aperta alle emozioni e questo mi ha fatto sentire la sofferenza del personaggio: una donna che fa i conti con una grande tristezza».
Non è esattamente l’opposto di lei?
«(Sorride, ndr). Sì, non sono certo una di quelle attrici tutte introspezione. Amo troppo la gente. Parlare, 
osservare le persone. Godermela. Non a caso mi diverte girare commedie romantiche. Non parliamo di Glee».

Lì interpreta un’insegnante di ballo piuttosto antipatica, però.
«Ma è proprio quello il bello! E poi, ballare e cantare. Wow».

Lei ha studiato danza fin da bambina. 
È ancora un punto fermo, nella sua vita?
«Eccome. Ho imparato il cha-cha-cha. Poi il tango, che mi fa impazzire per
la teatralità. Il ballo è la mia scusa per uscire la sera in abiti sexy e lustrini».

Come ha fatto a tornare subito in forma per Glee?
«Dopo il parto, ho 
fatto attenzione al cibo in maniera ossessiva:
sono meglio di una App contacalorie. Il resto 
lo hanno fatto la danza,
il pilates e… correre dietro a Bing».
Con due bambini è più difficile trovare un equilibrio tra famiglia e set?
«Ci vogliono tante energie, devi fare l’equilibrista tra la missione di mamma e i tuoi desideri di artista. Non posso arrivare a casa la sera e annunciare che giro un film in Australia, perché 
Ryder direbbe subito: “Così lontano? 
E come facciamo?”».Quindi, niente Australia?«Dipende da quanto tempo ti chiedono di starci. Navighi a vista, decidi volta per volta se portare i bambini con te. Il vantaggio è che anch’io sono cresciuta così, perciò tutto mi sembra gestibile».
È vero che non conosceva i Muse, quando ha incontrato Matthew?
«Vero, li ho scoperti direttamente in concerto. Poi ho incontrato Matthew al festival di Coachella, mi ero persa, mi ha portato lui a prendere l’aereo. E mi ha chiesto di rivederci, di potermi dare un vero appuntamento. Era così timido, romantico, vecchio stampo… insomma, un cavaliere».