Alessandra Mastronardi: “Sono una pendolare curiosa”
Un piede nella capitale britannica, un altro in italia. Con qualche puntatina negli Stati Uniti, quando il lavoro chiama. Alessandra Mastronardi vive felicemente in altalena e allena lo sguardo osservando – con attenzione – gli altri. Esattamente come le ha insegnato papà
Risponde al telefono da Londra mentre fa le valigie per il Texas. Alessandra Mastronardi ama gli orizzonti larghi e Roma ha iniziato a starle stretta già qualche anno fa. «Mi piace alzare sempre l’asticella, per questo tengo un piede anche in Gran Bretagna» racconta, «fare la pendolare è faticoso ma il mio ideale è trovare un equilibrio per vivere in entrambe le città».
La 36enne attrice napoletana cresciuta a Roma, diventata popolare a 19 anni con la serie Mediaset de I Cesaroni e scelta a 25 anni da Woody Allen per To Rome With Love, è felicemente in altalena non solo tra piccolo e grande schermo, ma tra produzioni italiane e internazionali. E se al festival di SXSW di Austin, in Texas, presenta Il talento di Mister C di Tom Gormican con Nicolas Cage, che si vedrà da noi a fine giugno, in Italia è nei cinema dal 24 marzo in Altrimenti ci arrabbiamo, ispirato all’omonimo film del 1974 con Bud Spencer e Terence Hill, coppia d’oro di quegli anni. Nella versione attuale diretta dai registi YouNuts!, con Edoardo Pesce e Alessandro Roia a interpretare “Carezza” (Bud) e “Sorriso” (Terence), Alessandra Mastronardi è Miriam, una ragazza del circo che si batte insieme a loro contro il terribile Torsillo (Christian De Sica). Ed è strano vederla spuntare tra le corse automobilistiche nella polvere, le gare dei due protagonisti a chi ingolla più birre e salsicce, le scazzottate per riavere la decappottabile Dune Buggy che dà il titolo alla celebre canzone degli Oliver Onions.
Cosa ci fai in un “buddy movie”?
«È stato divertente girare un omaggio a un certo cinema degli anni 70 che da bambina vedevo in tv: Altrimenti ci arrabbiamo è una chicca, ed è bello farlo conoscere ai ragazzi più giovani. Allora Bud Spencer e Terence Hill non avevano mai vere coprotagoniste, perciò il mio personaggio è un’aggiunta al duetto maschile. L’atmosfera però è la stessa: la vicenda si svolge non si sa dove o quando, può sembrare un deserto del Centramerica anche se è girato in posti sconosciuti fuori Roma. E ho dovuto imparare la strana lingua di Miriam: un misto assurdo tra italiano, inglese, napoletano, perfino latino».
Miriam è una ragazza del circo ma ha un look stravagante: è ispirato ad altri personaggi?
«È un po’ dark perché non doveva avere l’aria gipsy, da zingara. Sono state la costumista e l’hair stylist a immaginarla tipo Pirati dei Caraibi: tra tatuaggi ed extension ricorda un po’ Johnny Depp nel ruolo di Jack Sparrow, ma porta anche una treccia lunghissima tipo Mohicana. Per noi attori il costume è un aiuto enorme: è il 70% del lavoro che si fa intorno ad un personaggio per renderlo reale. Anche la moda è uno strumento meraviglioso, perché ci permette di esplorare le nostre molteplici e diverse personalità».
Cinema a parte, hai una tua filosofia nella scelta quotidiana degli outfit?
«Il mio stile è un grande mix, pesco nella moda anni 60 con una sbirciata a quella contemporanea. Sono per natura una per- sona malinconica, mi piace guardare al passato e trarne insegnamento, riflessioni, ispirazione. Non ne sono vittima ma porto con me i ricordi belli per affrontare, per esempio, i momenti difficili».
Come gli ultimi due anni?
«Soprattutto il 2021 è stato un anno duro, per me. Ho avuto un lutto in famiglia (la cugina Valentina, morta a 32 anni dopo aver lottato a lungo con una grave malattia, ndr). Ho chiuso una storia d’amore (con l’attore scozzese Ross McCall, durata tre anni, ndr). Penso che questo sia un momento di risveglio sotto vari punti di vista: la vita ti mette di fronte a difficoltà ma pian piano ci si rialza e si va avanti. Comunque non ho rimpianti, penso di es- sere nel posto giusto all’età giusta. E ora voglio dedicarmi a me».
Sembri una persona positiva, sempre sorridente.
«Mantenere il sorriso è un’arma per andare avanti: trovare il lato positivo anche quando sembra non esserci».
Hai sempre detto di avere curiosità per la psicologia, grazie a un padre psicoterapeuta. È qualcosa che ti aiuta, nella vita e nel lavoro?
«Sono molto portata ad analizzare persone, comportamenti e situazioni perché anche lui l’ha sempre fatto e devo aver assorbito questa “forma mentis” crescendo, forse anche inconsciamente. Lo faccio un po’ anche nel lavoro sui personaggi che interpreto, senza esagerare. Certe volte quando arrivi sul set dimentichi anche le considerazioni che avevi fatto per calarti nel ruolo».
Osservi molto le persone?
«Eccome, faccio quello che gli inglesi chiamano “people watching”: posso stare ore seduta in un bar a guardare chi passa immaginando chi è, cosa dice, dove va. A Londra forse è più facile perché sono tutti formalmente più attenti alla privacy e non mettono in imbarazzo nessuno, neanche le celebrità: una sera ho visto Hugh Grant seduto al pub e nessuno se lo filava anche se era ben visibile. La loro è una freddezza che può essere scambiata anche per maleducazione. Sono distaccati per mentalità».
Da napoletana espansiva, è un gap che ti pesa?
«A Londra no perché sono tutti abituati al “mix and match” di culture e io ho amici che vengono da varie parti d’Europa. Lo sento molto di più in America: se proponi a un ragazzo di andare a bere un caffè, facile che creda si tratti di un appuntamento o un’avance, figuriamoci se ti azzardi a salutarlo con i bacini sulla guancia come facciamo noi. Però non mi faccio inibire, anzi ne rido con le amiche che si sono trasferite lì».
Dopo il film di Woody Allen e Life di Anton Corbijn del 2015, dove interpretavi l’attrice Anna Maria Pietrangeli che era fidanzata con James Dean, sembri aver messo un piede anche in America. Progetti in arrivo?
«Ce n’è uno molto particolare di cui non posso ancora dire nulla, salvo che non è un film per il cinema o la tivù. Sarà pronto non prima del 2023».
A febbraio hai compiuto 36 anni, ma sembri più giovane.
«Sembro… ma non lo sono! E soprattutto sento di essere molto maturata. È una fortuna, visto che noi attori cresciamo grazie alle esperienze di vita. Ruoli drammatici importanti non me ne sono ancora capitati ma spero che mi vengano offerti in futuro, perché sono nelle mie corde. Intanto le commedie e gli “action movies” mi hanno aiutato a tirarmi su».
Uno è proprio il film Il talento di Mister C. Ci racconti qualcosa?
«È un film con Nicolas Cage che interpreta se stesso con molta autoironia. In un momento critico della sua vita, pieno di debiti, non riesce ad avere film da star hollywoodiana e accetta di andare al compleanno di un milionario spagnolo a Ibiza, del quale io sono la fidanzata. Quando arriva inizia una vera commedia degli equivoci, perché Cage si convince che il suo fan sia un mafioso: di conseguenza scattano un rapimento, arrivano agenti segreti…».
Poi hai girato Con chi viaggi, altra commedia del duo YouNuts! di Altrimenti di arrabbiamo, cioè Antonio Usbergo & Niccolò Celaia.
«Con loro ormai è come lavorare con grandi amici: siamo coetanei, mi lasciano grandissima libertà. Ed era molto difficile non ridere. Nel film c’è Lillo che offre un passaggio a tre persone, da Roma a Gubbio, con una app tipo Blablacar. Io interpreto una ragazza completamente esaurita che urla per qualsiasi cosa, praticamente ho fatto da spalla a Lillo, dovevo fare l’arrabbiata senza mai sorridere mentre lui si scatenava nella sua comicità. Mi sentivo come in Lol, lo show dove “chi ride è fuori”: ho dovuto infilarmi le unghie nella coscia per non ridere e rovinare le scene».
Ci avresti mai creduto in difficoltà simili, quando hai iniziato questo mestiere?
«Non avrei detto molte cose! All’inizio seguivo la scia senza pensare al futuro. I film che ho girato sono stati diversi uno dall’altro e mi hanno fatto scoprire quello che mi piace – e posso – fare. È con l’esperienza che conosci anche te stesso».
Com’è nata questa passione per la recitazione?
«È nata quand’ero bambina. Mio padre mi portava spesso al cinema e a casa, la domenica pomeriggio, si guardavano i classici, da Federico Fellini a De Sica e Totò. Lui è stato la mia enciclopedia anche se, paradossalmente, quando gli ho annunciato la mia scelta non è stato molto felice, diffidente com’era di questo mondo. E lo capisco: devi avere le spalle grosse, sapere che soffrirai per i molti “no”. Ora l’ha accettato, anche se non ammette di esserne un po’ responsabile. Tra gli oggetti che indosso quotidianamente c’è un anellino che mi aveva regalato lui da ragazzina».
La popolarità improvvisa con I Cesaroni aveva spaventato i tuoi?
«All’inizio è stato faticoso per tutti noi ma la più spaventata ero proprio io: vedermi fermare da persone che mi chiamavano Eva e mi parlavano come una di famiglia mi infastidiva. Ci ho messo tanto a capire che è una fortuna, che significa essere entrati nelle case e nell’affetto delle persone. Oggi lo vivrei come un complimento».
Di Valeria Vignale – foto di Mirko Morelli – styling di OTHER SRL
Trucco di Manola Spaziani per Simone Belli Agency. Pettinature di Vincenzo Panico. Location Hotel De Russie, Roma.