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Cesare Cremonini, la ragazza che mi ha salvato

15 March 2022

Arriva dal futuro per tendere una mano al cantautore e alla collettività. È la protagonista dell’ultimo lavoro di Cesare Cremonini. Un album “adulto” che va oltre la musica

 

Cesare Cremonini è un cervellotico. Parla, spiega, approfondisce. Indaga ogni domanda, ogni spunto, ogni aggancio alla vita. Perché è un artista e tutto gli apre un mondo di pensieri e di emozioni. «Avevo promesso di parlare meno», ripete più volte mentre presenta il suo ultimo album La ragazza del futuro, uscito il 25 febbraio, «ma sono fatto così, a volte mi creo dei problemi e poi ci discuto da solo».

Questa volta in effetti c’è tanto da commentare e lui non si sottrae, anzi. Settimo album in studio, 14 tracce «che vanno lette come un libro, per intero e non solo qualche capitolo», La ragazza del futuro è un lavoro importante: «Rappresenta uno spartiacque per la mia carriera, per la mia produzione artistica e per la mia vita. È nato in un momento molto particolare e proviene da una sorgente creativa che ha attraversato tanti momenti delicati e molti di questi li abbiamo vissuti tutti».

C’è la pandemia dietro la gestazione del disco ma c’è per l’autore anche un evento traumatico come la morte del padre, mancato pochi mesi prima del Covid. Cesare Cremonini gli ha dedicato una canzone universale, MoonWalk, e quando la descrive non trattiene la commozione. «Non è facile parlare di un padre anziano che sta morendo. Ma dentro questo brano c’è una cosa profonda, la dignità dell’essere umano: un corpo che se ne va mentre la parola, l’attenzione verso il proprio figlio, le riflessioni della vita di tutti i giorni cercano di continuare.

La canzone parla di quei dialoghi, piccoli dettagli degli ultimi mesi della vita di una persona che per me è stata determinante. Credo che chiunque abbia avuto la fortuna e il dramma di vivere questa esperienza possa riconoscersi nella mia sensibilità». La voce fatica: «È una canzone importante. C’è un verso, “Oggi non ho acceso la televisione/che giorno è”, ci sono delle immagini semplici che possono avvicinare le persone. Perché il disco ha braccia larghe, per stringere tutti». E il primo abbraccio mentre si confessa a cuore aperto se lo meriterebbe proprio lui, il Cesare figlio, per la sua sincera e disarmante verità.

Cesare Cremonini: un disco senza pudore

Del resto l’onestà era stata la premessa della conversazione: «È un album senza pudore, che trova un alleato nella forma poetica, per raccontare delle verità partendo dall’io». Tradotto, Cremonini scrive di sé, senza compromessi. «Una volta trovato il centro del disco (nel singolo che dà il nome all’album, presentato al Festival di Sanremo, ndr) e dopo la liberazione di MoonWalk, la scrittura è diventata una continua ricerca di atti liberatori, di sfoghi di sentimenti basici e terreni tra cui il sesso, la morte, la depressione, la felicità, la speranza, il viaggio, la curiosità, la leggerezza. Tutti quei sentimenti negati, smarriti, di cui io avevo bisogno di liberarmi». Il riferimento è sempre agli ultimi due anni: «In questo periodo ho immagazzinato molta gioia repressa, l’ho imprigionata per resistere come tutti a un momento di grande difficoltà. Oggi piangiamo e ancora per lungo tempo ci commuoveremo vedendo le immagini dei lockdown. Forse cercheremo di rimuovere tutto ma quando quei momenti ci torneranno tra le braccia dovremo saperli cullare perché hanno segnato la vita di ognuno di noi».

La cover del disco La ragazza del futuro

La femminilità

La ragazza del futuro arriva a cinque anni da Possibili Scenari e a tre dalla raccolta Cremonini 2C2C The Best of. «Era difficile andare oltre Poetica e Al telefono (rispettivamente dagli album del 2017 e del 2019, ndr) perché sono pezzi ingombranti». Ma allora cos’è successo? Il cantautore fa un passo indietro e ci spiega in che contesto è nato questo ultimo lavoro. «Il passaggio fondamentale è nato da una riflessione sul mio ruolo di artista, sul chi sono, sul perché fare un disco. Mi sono chiesto: a chi parlare? A chi tendere una mano? Poi La ragazza del futuro è venuta a salvarmi». Un’immagine chiara. «È stata la visione di questi elementi: la femminilità, la gioventù, il futuro. Ho pensato che questo fosse un album di canzoni visionarie che ci potesse proiettare tutti quanti verso il futuro». Un’intuizione, l’amore come rifugio, e una storia che va oltre la musica: «La ragazza del futuro è il centro di questo quadro: quando l’ho immaginata così (e mentre parla ci mostra la cover di cui ha seguito lo sviluppo in prima persona, ndr) ho pensato di essere di nuovo pronto a dare tutto e a sacrificare me stesso per il tempo necessario per fare un disco». Perché da un’idea geniale possono arrivare grandi cose: «Quando è nata la canzone gli altri brani si sono incastrati l’uno all’altro come in un grande cruciverba».

La canzone civica

Il ruolo dell’artista, il mercato discografico fatto di lanci bomba e di streaming, la mancanza di comunicazione reale filtrata dall’uso ossessivo di Instagram. «Cosa può fare oggi un cantautore oltre a scrivere sui social?». Questa domanda che Cesare Cremonini si continuava a ripetere e alla quale non trovava risposta si è risolta con il multi linguaggio: «In questo momento tutti i grandi della musica comunicano qualcosa che va oltre il disco, oltre il mercato. Allora ho cercato di dare al mio lavoro un significato più reale, un respiro più ampio. Spesso di parla di cantautorato sociale, ma io preferisco la definizione di canzone civica, che è un valore interessante. Una canzone collettiva perché parla alla collettività». Cremonini non svela subito il significato di queste sue parole. Preferisce scoprirsi poco a poco, perché ogni passaggio ha la sua importanza.

Il progetto sul territorio

«Mentre stavo lavorando al disco è nato un progetto per portare la musica e l’arte nel territorio, mettendo al centro i giovani, dando un significato alla parola bellezza in quel contesto, facendo sconfinare il mio progetto fuori dal perimetro del disco». Si torna al significato della cover: «C’è questa immagine che simboleggia la natura che ci fa da guida perché si riappropria dei nostri spazi e quindi ci insegna e ci accompagna verso la nuova realtà. La ragazza del futuro è stata portata verso di noi dal Colibrì (il primo singolo estratto dall’album il cui disegno compare nella cover, ndr). Volevo darle un volto reale e ho pensato al linguaggio della street art perché è quella che non ha confini, va dal centro storico di Venezia con Banksy e arriva fino alle gigantografie di Valencia e di Napoli. È sempre più attuale». Ha ragione. E in fondo avere sensibilità artistica vuol dire seguire il flusso: «Ho scritto su Instagram a un artista siciliano che si chiama Giulio Rosk e lui ha capito immediatamente qual era il mio progetto».

Cesare Cremonini: “Io vorrei”

Riqualificazione urbana. Eccolo l’ultimo tassello dell’opera di Cremonini, ciò che permetterà all’album «di fare il suo corso nel mercato discografico ma di avere un significato reale nella vita delle persone». Il progetto si chiama “Io vorrei”, nome scelto dai ragazzi coinvolti nella realizzazione di murales come opere permanenti. Il quartiere di Sperone a Palermo, Ponticelli a Napoli, Ostia Lido e altre grandi periferie: qui Cesare Cremonini e Giulio Rosk hanno identificato delle tele di cemento su cui immortalare i volti della speranza, i bambini. «Giulio mi ha dato la possibilità di capire che La ragazza del futuro è di un’Italia di provincia, arriva dalla vastissima periferia italiana. Perché il futuro del nostro paese sono i giovani. Che grazie a questa iniziativa hanno finalmente ricominciato a parlare del loro domani, lo possono immaginare. Le scuole come centro di gravità, i professori come guida, l’arte come esempio. Questa è la musica che voglio fare».

Tra noi e loro

Già, la musica. Il funky della title track, le ballad intimiste, le sonorità anni 70 e l’omaggio ai Beatles con Jeky, che tratta della solitudine degli adolescenti. «I giovanissimi hanno dimostrato una grande maturità. Eppure ho sentito poco la loro voce. È come se la pandemia fosse stata una cosa tanto potente da costringere i grandi a proteggere i ragazzi non facendoli parlare. Vedere un giorno, per caso, gli alunni della mia ex scuola durante l’intervallo separati e distanti come in un’esercitazione militare mi ha colpito».

Il ruolo dei giovani

Un’immagine forte che ha spinto il cantautore ad avvicinarsi alle generazioni più giovani: «Gli adolescenti hanno avuto un ruolo in questo disco che cerca un dialogo tra la mia e la loro generazione. Per salvarsi bisogna collaborare, questo è il messaggio di un lavoro adulto che cerca un linguaggio e una fiducia trasversali affrontando temi che non possono essere esclusi dalla sensibilità dei giovani. Perché sono argomenti che io alla loro età avevo dentro. E che ci possono unire». Come Psyco: l’ossessione del sapere dove si è ma non come si sta, la mancanza assoluta di privacy. O Chiamala felicità, l’ultima traccia del disco. Un testo sulla depressione, «una canzone empatica che finisce con una frase importante: “Sai la paura di morire? È una mosca nel caffè. Sempre a un passo dalla fine, ma raccontami di te…”». Torna la voglia di entrare in connessione con la collettività, il dialogo come unica salvezza: «Sono felice solo quando scambio con gli altri».

Live in estate

Lucio Dalla nel cuore («sento la responsabilità della sua eredità artistica»), la ricerca della perfezione musicale negli studi di Abbey Road a Londra («c’è un suono unico che arriva da lì e io l’ho voluto nel mio disco»), fino alla performance di Sanremo che ci porta all’agognato scambio: Cremonini Stadi 2022, il grande tour estivo che si concluderà con una performance all’autodromo di Imola il 2 luglio. «Arrivare ai live vuol dire rimettere in circolo le capacità della musica». Cremonini parla con orgoglio della sua esibizione all’Ariston, quella che la sua casa discografica paragona all’half time show del Superbowl. «Ho portato sul palco 15 minuti di spettacolo in un percorso musicale che è si è dimostrato quasi un format. Il mio show dentro il Festival».

Cesare Cremonini: un grazie ad Amadeus

Un ringraziamento va ad Amadeus: «Grazie alla sua competenza e alla sua disponibilità abbiamo creato una parentesi in cui non eravamo più ingabbiati dentro al Festival di Sanremo ma aperti come se avessimo trovato lì il nostro palco. A un certo punto mi ero dimenticato di essere in un teatro e mi sentivo a un mio concerto». La gente ha voglia di musica e di contatto. Cremonini lo sa e ci lascia con una promessa: «A 41 anni, nel pieno delle mie energie, dal vivo sarà bellissimo».

di Rachele De Cata (foto di Andrea Sestito)