L’accettazione, il superamento delle difficoltà, l’andare avanti senza recriminare. Aka 7even, il giovane cantautore di Loca, va a Sanremo con un brano dedicato alla sua generazione
Quando la vita dà e toglie a piacimento ci sta che uno, nonostante l’entusiasmo dei vent’anni e una carriera avviata al successo, resti un po’ in bilico e commenti: «Non arriverò mai a dire che mi sono trovato con me stesso al cento per cento, ma credo di essere a un buon punto, al punto in cui non me la sento di lamentarmi». Eppure Aka 7even, nome d’arte di Luca Marzano da Vico Equense (Napoli), di recriminazioni potrebbe averne parecchie. All’età di sette anni è finito in coma per sette giorni in seguito a una crisi epilettica causata da un virus al cervelletto (è tutto raccontato nel libro 7 Vite). Di ciò che c’è stato prima del coma non ci sono ricordi, il dopo è una rinascita nel nome della musica. Aka 7even ha già all’attivo una partecipazione a X Factor nel 2017, il terzo posto ad Amici 2021, il Best Italian Act agli European Music Award di Mtv, tre dischi di platino per il tormentone Loca e ora Sanremo 2022, il coronamento di un sogno.
“Perfetta così” è il pezzo con il quale debutti all’Ariston. Sei emozionato?
«Non vedo l’ora che cominci, l’aspetto come il pane. E ho voglia di far sentire la mia canzone: racconta l’intenzione di accettarsi, di riscoprire l’amor proprio. Parlo al femminile ma mi rivolgo a tutti. È il percorso che ho fatto su me stesso».
Quando è nata la canzone?
«In un pomeriggio di qualche mese fa, dopo l’esperienza di Amici. C’era nell’aria l’intenzione di provare a fare Sanremo ma io volevo che ci fosse il pezzo giusto. Quando è nata Perfetta così l’ho subito immaginata sul palco. A livello di sonorità è un uptempo: volevamo avere una traccia rock in chiave moderna».
È radiofonico, diventerà virale. Ma tu cosa vorresti si dicesse del brano?
«Il pezzo racconta di me e della mia generazione. Spero che passi il messaggio ai miei coetanei, come ho già fatto nel libro, per spingerli a superare le difficoltà. In tanti mi hanno scritto: si sono trovati nella mia storia. Questo mi spiace perché vuol dire che tanti ragazzi stanno male ma d’altro canto mi fa piacere: significa che posso essere d’aiuto».
Sei stato molto coraggioso a raccontare la tua storia senza filtri.
«Più che coraggio c’è stata verità assoluta. Voglio basare il mio percorso sulla trasparenza, desidero che le persone mi conoscano per quello che sono. Quando c’è stata l’opportunità di scrivere il libro ho pensato che se avessi accettato non avrei dovuto nascondere nulla. Per me non era facile mettere tutto nero su bianco, c’era bisogno che io stesso mi capissi bene».
Racconti di essere stato vittima di bullismo. Ti è capitato di rivedere qualcuno dei tuoi “aguzzini”?
«Sì, con uno sono andato anche a prendere un caffè. Non bisogna pagare con la stessa moneta chi si comporta male, è importante far capire lo sbaglio ma a volte l’indifferenza è la scelta migliore».
Papà camionista, mamma casalinga, sei l’ultimo di cinque figli. Per Aka 7even la famiglia per è importante.
«I miei sono contenti di tutto quello che c’è e di ciò che loro sperano potrebbe accadere. Faranno sempre parte del mio percorso. Li ammiro perché non hanno stravolto le loro vite: continuano a lavorare e a fare le solite cose, semplicemente con più gioia per quello che succede a me».
La tua giornata tipo?
«La passo in studio, anche quando mi dicono che ho il giorno libero. Ora bisogna costruire perché c’è voglia, passione. E io ci tengo a fare le cose per bene».
La tua musica spazia dall’urban al pop melodico. Della tradizione napoletana non ti porti dietro nulla?
«Più che la musica, tranne Pino Daniele, ho assorbito l’aria, la vita e i valori della mia città. Ma non parlerei di influenza artistica o musicale. Quanto ai generi, invece, tendo ad aprirmi allo stesso modo con qualunque tipologia di brano, a immedesimarmi sul pezzo che in quel momento scelgo per esprimere un’emozione, che sia una ballata o un pezzo ritmato».
Torniamo a Sanremo: chi vedrai con piacere dietro le quinte?
«Sangiovanni: ci vogliamo un bene enorme ma essendo scaramantici non abbiamo voluto sentire le rispettive canzoni. E poi Michele Bravi, che ho sempre seguito e con cui ho stretto un ottimo rapporto».
Dove vuoi arrivare?
«Dove il destino deciderà di portarmi. Credo nel fato e per quanto possiamo fare bene non siamo noi a decidere».
Tua mamma pensa che la tua guarigione sia un miracolo, e tu hai una croce tatuata dietro l’orecchio.
«Prima del coma la percezione della religione era diversa. Oggi anch’io ho consapevolezza della fede e del miracolo».
Luca, chiudiamo con leggerezza. Come ti vestirai a Sanremo?
«Non posso spoilerare i look ma ti dico che non sarò biondo. È un colore del passato, mi ricorda il Luca che ancora ricercava la sua identità. E ora l’ho trovata».
Di Rachele De Cata – foto di Simone Tadiello