La tendenza jeans 2022? Non c’è un modello che trionfa sugli altri. Il trend è non avere più trend e noi possiamo infilarci il cinquetasche che ci pare e piace
Per primi compaiono i jeans di Marilyn Monroe ne La magnifica preda e seguono a ruota quelli stazzonati che, nel 1955, James Dean portava splendidamente ne Il Gigante. Poi saltano fuori, in ordine di apparizione: i cinquetasche che scoprivano le caviglie di Brigitte Bardot, i bell bottom di Farrah Fawcett sullo skateboard, il modello tutto strappi e toppe di Madonna post-punk e gli impeccabili regular fit di Lady Diana. Un flash dei ragazzi di Beverly Hills 90120, tutti con lo stesso sorriso limpido e il modello slavato, Britney Spears e i suoi “a vita bassissima” che la guardavi e ti veniva la colite, gli skinny della divina Kate Moss. Nel vocabolario della moda non esiste parola più potentemente evocativa di “blue jeans”. Provaci anche tu. Pronunciala con la solennità di un incantesimo, chiudi gli occhi: vedrai l’album dei ricordi che si apre e immagini scivolate negli angoli bui della memoria che riconquistano il cono di luce.
Kate Moss
Britney Spears
Come una pietra miliare, ogni modello di jeans segnava un epoca
Tornano alla mente i blue jeans diventati celebri addosso ai personaggi dello showbiz, ma ricompaiono pure i “tuoi” (svariati) pantaloni in denim. Tra questi, probabilmente brilla il modello del cuore, quello che hai comprato “costi quel che costi”, amato incondizionatamente, infilato fino all’usura (o al cambio di taglia), per poi magari regalarlo o vederlo sparire nel cassonetto giallo, col groppo alla gola che annuncia la fine di un’epoca. Perché è proprio così, i jeans sono come segnalibri che scandiscono il passaggio da un capitolo all’altro della storia. La storia nostra ma anche quella del mondo.
Dagli anni 50 o giù di lì, ogni decade ha avuto il suo modello di riferimento, quello più rappresentativo, in voga, lanciato e mantenuto in alta quota dal clima e dai gusti del momento. Tra corsi e ricorsi, si sono susseguiti high e low waisted, jeans a zampa d’elefante, bootcut e boyfriend, oversize ed elasticizzati. Poi magari una giustamente se ne fregava e restava fedele al pantalone adatto alle proprie forme, che la faceva sentire più bella, sicura e spavalda (come solo coi jeans addosso). Però l’indicazione della moda era chiara, la tendenza denim era inequivocabile. Ma adesso?
Jeans 2022: per ogni stile e silhouette
Qual è il modello che va di più in questi anni, quello a cui fanno la corte tutti, sulle passerelle e per la strada? Se l’è chiesto anche la giornalista Haley Nahman sul New York Times, arrivando a concludere che semplicemente non esiste: oggi non c’è un modello che trionfa e che spedisce gli altri nella galassia del superato. Basta guardare le vetrine dei negozi, dove se ne trovano per ogni stile e silhouette, e dare un’occhiata alle sfilate. Gli stilisti suggeriscono di puntare sui jeans culotte (da Celine), ma solo se ci vanno a genio, altrimenti ci sono anche gli straclassici a vita alta (Dior), gli skinny (Balmain), i regular fit strappati e decorati (DSquared2), i cinquetasche ampissimi (Chanel), quelli con cuciture a vista da portare col risvolto (Alexander McQueen). Insomma, sul pianeta denim adesso siamo libere tutte, in alto i calici!
Celine A/I 2021-22
Balmain A/I 2021-22
Alexander McQueen P/E 2022
La storia dei jeans, degna delle grandi leggende
Come si conviene alle leggende, i jeans hanno alle spalle un’epopea incredibile. Si parte da una resistentissima tela blu dall’odore salmastro, utilizzata fin dal 1500 dai marinai di Genova (il Bleu de Gênes, appunto) ed esportata da quel porto verso l’Inghilterra e oltre, e si fa una tappa cruciale il 20 maggio 1873, quando i due sarti Levi Strauss e Jacob Davis ne registrarono, orgogliosi, il brevetto negli States. Da allora i blue jeans hanno incrociato qualche detrattore (vedi alla voce George W. Bush, che li bandì dalla Casa Bianca), ma sono infinitamente più numerose le persone che se ne sono innamorate.
Si stima che, nel mondo, metà della popolazione abbia almeno un jeans nell’armadio e che ogni secondo se ne vendano circa 60 paia, con prezzi che vanno da una manciata di euro e migliaia di dollari. Mai indumento fu più trasversale, basic nel senso nobile del termine. Per non dire della spiccata attitudine fashion. «Mi sarebbe piaciuto inventare i blue jeans, sono il capo d’abbigliamento più spettacolare, pratico, rilassato e disinvolto che ci sia, hanno personalità, sex appeal e semplicità»: l’ha detto quel genio di Yves Saint Laurent.
Il trend è la mancanza di trend
Oggetto di continue ricerche e sperimentazione degne dei laboratori della Nasa per renderne il tessuto meno inquinante, protagonista di una capsule via l’altra (l’ultima, interessantissima, tra il brand di Alessandro Dell’Acqua N°21 e il marchio californiano di denim “di nicchia” 7 For All Mankind), i jeans riescono a essere lo specchio dei tempi anche oggi, senza un modello portabandiera. Anzi, a ben pensarci, proprio per questo. «Adesso il trend è la mancanza di trend» spiega al New York Times la designer Katrina Klein. Le tendenze convivono, non ce n’è una che prende prepotentemente il sopravvento. Ed è un fenomeno che coi cinquetasche lo noti subito, ma che coinvolge un po’ tutto l’universo fashion.
Tra i responsabili, ci sono i social network e lo shopping online che hanno impresso un’accelerazione estrema al ritmo con cui vengono inventati nuovi stili e immessi nuovi prodotti sul mercato. Ma c’entra anche l’ondata di body positivity, la lotta contro gli stereotipi, la voglia pazza di essere, apparire e vestirsi ognuno come gli pare e piace, seguendo regole personali, saltando fuori dai binari, facendo le regole a pezzettini. Per sentirsi bene nella propria pelle. E sì, anche nei propri jeans, adorati, lisi e strausati, che ne hanno viste di cose…
di Roberta Sarugia
Foto Imaxtree – Getty Images