“Marta la sarta”, di Valentina Di Cesare: la magia di esserci per gli altri

20 settembre 2017

Una donna dall’età e dall’aspetto indefinito: sappiamo solo che si chiama Marta, fa la commessa alla merceria Pizzetti e la sarta nel tempo libero. È la protagonista dell’esordio narrativo di Valentina Di Cesare, Marta la sarta (Tabula Fati, € 13), romanzo diviso in 11 piccole storie che vedono in primo piano una donna qualsiasi, impegnata a gestire la sua quotidianità fatta di piccole grandi cose.

“Marta è golosa di caramelle, le piacciono i fili, i gomitoli, i bottoni, le telenovele sudamericane e ama le persone, perché è come vedere tanti piccoli specchi che ti camminano vicino”.

Marta è nubile, non ha figli e vive insieme al cugino Gaetano in una piccola comunità quasi fuori dal tempo. Il suo buon carattere induce la gente a confidarle segreti e preoccupazioni. Lei ascolta tutti, senza giudizi né cedimenti, come se fosse la missione della sua vita. In realtà, nell’intimo, la donna non smette di interrogarsi sui grandi temi, traendo una serie di morali personali che riconducono sempre a quelli che dovrebbero essere i valori fondanti dell’esistenza di tutti: ascolto, vicinanza, solidarietà. In una parola: umanità.

“La nostalgia e Marta erano rimaste sole in casa e così, seduta sulla poltroncina, lei aveva lasciato i suoi occhi a smarrirsi in luoghi lontani, nelle stanze della sua infanzia, quando il volto era ancora al sicuro dalle apparenze e protetto dai desideri”.

Intimista con brio, spassionato, surreale, magico, il romanzo dell’autrice abruzzese ci racconta di una fata moderna, il cui superpotere è l’empatia. Lungo le pagine, tra monologhi pieni di intelligente humour, battibecchi esilaranti e dialoghi in inglese maccheronico, tanta filosofia quotidiana. Come la saggezza e la riconoscenza di Olio, il cane rapper che decide di lasciare l’adorata padrona per andare a vivere con il suo amore Santoro, lungo le sponde del fiume:

“Tu sei molto buona, 
e il disco suona,
tu mi hai dato tanto, 
questo qua è il mio pianto,

l’amore ora mi aspetta, 
addio mia padrona perfetta”.

In questa favola contemporanea sospesa tra prosa e poesia – il cui stile ricorda i migliori autori del realismo magico – ci sono anche un misterioso segreto che Marta non ha ancora rivelato a nessuno, e il ricordo di un amore molto rock:

“Il loro era un amore diverso da quelli uguali. Era un amore che, senza tempo e senza colpe letali, si rialzava ad ogni angolo come un pugile e si sgretolava leggero come una ballerina di zucchero”.

Alla fine della lettura in testa rimane il sapore dolce della vita; la sensazione che in fondo basterebbe poco a essere sereni. Per esempio, basterebbe tornare a guardare il mondo senza pregiudizi, con lo sguardo puro e incantato di una persona semplice ma non per questo banale.

“Raccontare è una cosa seria, talmente seria che sempre più spesso le moltitudini depredate della propria umanità la descrivono come un affare da niente, adatto solo a sfaccendati senza rigore o a inoperosi senza giudizio”.

Raccontare è una cosa seria. Ma Valentina Di Cesare dimostra che si possono raccontare anche le sfumature meno luminose della vita con la grazia e la delicatezza di chi non ci sta a perdere il sorriso.

Eleonora Molisani @emolisani