26 January 2016

Eleonora Giovanardi: «Mi mancano le risate con Checco sul set»

Fra gli oltre 9 milioni di italiani corsi a vedere Quo Vado? di Checco Zalone, avvicinandolo al record del film più visto di sempre in Italia (quello di Avatar, 65 mlioni di incassi), c’è anche lei, la sua coprotagonista. Eleonora Giovanardi, 33 anni, sconosciuta o quasi fino all’1 gennaio, ha fatto il più insolito dei suoi Capodanni: al pomeriggio si è presentata con amici e parenti alla cassa di una sala di Reggio Emilia, la sua città, per vedere il “suo” film, mescolandosi agli altri spettatori. «È stato meraviglioso sentir ridere tutti, dopo mesi di lavoro» racconta lei, che interpreta la ricercatrice di cui Checco si innamora tra le nevi delle isole Svalbard.

Che effetto le fa, alla luce di un successo così, essere stata scelta fra tante?

«Mi sento molto fortunata! Penso che abbia avuto coraggio, Luca Medici (vero nome di Checco Zalone, ndr), a scegliere una sconosciuta come me. Certo, mi ha visto più volte, abbiamo fatto varie improvvisazioni insieme, ma un pugno di provini non fa primavera».

Il regista Gennaro Nunziante ha detto di lei: “Le bellone tutte curve erano impegnate e noi cerchiamo solo casi umani”. Scherzi a parte, pensa di aver avuto il ruolo per la sua estrazione teatrale o perché aveva fatto esperienza con la comicità di Maurizio Crozza in tv?

«E chi lo sa… Gennaro mi ha subito preso in giro, forse perché sono un po’ timida. Io sono laureata in Lettere, poi ho studiato recitazione alla Scuola Paolo Grassi di Milano. È grazie a questo che ho lavorato con Crozza, lui usa spesso gli allievi della Scuola per i suoi sketch. Ho iniziato nella parodia dello spot con Antonio Banderas, poi ho fatto l’inviata, “la Sarchioni”, nel finto tg di Enrico Mentana. È proprio lì che ho capito che far ridere è un lavoro serio!».

Che cosa ha detto Crozza quando lei ha lasciato il programma per il set di Zalone?

«Mi ha incoraggiato moltissimo: “Ma brava, Ele, evvai… Lui è un grande!”. Si stimano molto, tutti e due: ho assistito a un vero fuoco di complimenti a distanza. Anche se Luca mi punzecchia, dicendo: “Certo, con Maurizio fai cose da intellettuali”».

Quali sono le scene del film che l’hanno divertita di più, girandole?

«Le stesse che mi hanno fatto ridere sullo schermo. Checco che, ospite in Norvegia a casa di Valeria, il mio personaggio, si presenta col pigiamino blu fiammante e il foulard rosso: mi fa morire anche solo ripensare alla sua faccia. E poi lui bambino che dice: “Da grande vorrei fare il posto fisso”».

La sua generazione, però, non si rivede certo in quella categoria impiegatizia.

«Ah no, non ho mai avuto nè il piacere nè il peso di viverla. Chi sceglie il teatro è precario per definizione».

Avete girato in Norvegia e alle Svalbard. Si rideva anche lì, come nel film, sugli italiani alle prese con le lezioni di civiltà del nord Europa?

«Una cosa è certa: la scena del clacson è stata un momento di gran chiasso nel silenzio generale. È proprio vero che lì non lo tocca mai nessuno. E il salmone: te lo fanno proprio in ogni salsa possibile. Sono cliché, ma qualcosa di vero c’è».

Quando studiava recitazione si immaginava attrice di commedie?

«Non proprio: chi fa l’Accademia si pensa narcisisticamente in ruoli drammatici, magari in pièce della grande tradizione. Anch’io amo il teatro e, pur essendo una cinefila, era sul palcoscenico che mi immaginavo. Qualche anno fa ho fondato con altri attori una piccola compagnia, la Tap Ensemble, che ha portato in tournée il Don Giovanni in Carne e Legno, uno spettacolo che unisce commedia dell’arte e teatro di figura con i burattini. Forse è stato il mio primo approccio alla comicità».

Altra cosa rispetto a Crozza e Zalone…

«Non l’avrei immaginato, ma con loro due ho capito quanto la risata sia sottovalutata: in realtà per arrivarci ci vuole profondità, precisione maniacale. E non immaginavo quanto lavoro potesse esserci dietro a un film come Quo Vado?. Io sono andata sul set con i miei “compitini” pronti, avevo studiato a memoria il copione, e invece ho dovuto improvvisare sempre: Luca e Gennaro cambiavano battute ogni giorno, sempre cercando il meglio. Lo meritano tutto, il loro successo».

E lei che pensa di fare? Chissà quante proposte fioccano, adesso…

«Vorrei dirle di sì, invece sono libera e con la nostalgia delle risate sul set. Ma tra pochi giorni mi distraggo, vado a Berlino. A vedere l’Amleto messo in scena da Ostermaier alla Schaubühne: lì sono così bravi che capisco tutto anche se non so il tedesco».

Quindi come passa le sue giornate?

«Vivo a Milano, nel mio monolocale, e finora non ho avuto molto tempo per pensare ai nuovi progetti.  Ho partecipato a programmi tv, fatto interviste, ero anche in ansia per paura di dire cavolate. Per fortuna ho avuto i miei a sostenermi, la mia sorella più grande, veterinaria (confesso che mi sono ispirata un po’ a lei, per il ruolo della ricercatrice nel film). I miei genitori, gli amici».

Valeria Vignale @vavign