“Nella mente dell’ipnotista”: il sequel del thriller più amato del mondo

03 March 2015

Nel 2010 è stato “il” caso editoriale. L’ipnotista, di Lars Kepler, ha scalzato dalle classifiche internazionali la trilogia Millennium, di Stieg Larsson, prima di essere trasformato in un film. Oggi i Kepler – entità unica formata dai due scrittori e coniugi svedesi Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho – tornano con l’attesissimo sequel Nella mente dell’ipnotista (Longanesi, pagg. 601, € 16,40; ebook € 9,99), forti anche dei tre best-seller usciti dal 2010 a oggi, che li hanno consacrati re e regina dello psico-thriller mondiale.

È tornato l’ipnotista Erik Maria Bark, a cui la polizia si rivolge quando Björn, testimone della scomparsa della moglie, deve ricordare tutto, prima che un serial killer colpisca di nuovo. Come vi spiegate un successo mondiale da 5 milioni di copie vendute?
«La pratica dell’ipnosi nelle indagini di polizia è sempre più utilizzata. Noi due l’abbiamo studiata molto, forse siamo stati i primi a descrivere i processi che avvengono nella mente di un ipnotista dal suo punto di vista. È stato molto interessante e “avventuroso” raccontare storie da una prospettiva così insolita. Evidentemente questa novità ha stregato anche i nostri lettori. Che hanno imparato ad amare Erik, nel bene e nel male».

Lavorate in simbiosi: è difficile scrivere a quattro mani per una coppia che condivide un matrimonio più che ventennale e tre figli?
«No, è divertente. Sviluppiamo le nostre idee in modo indipendente e poi ci confrontiamo, per selezionare quelle migliori. Inoltre è molto bello anche il dopo: andare in giro per il mondo insieme a promuovere quello che facciamo. È meraviglioso».

Come scrittori venite entrambi da esperienze diverse ma continuate a scrivere psico-thriller. Un genere che piace ovunque, e sempre di più…
«A parte i recentissimi fatti di cronaca internazionale, noi occidentali siamo cittadini di società appagate e relativamente tranquille nel quotidiano, quindi siamo naturalmente attratti dallo “spaventevole”. È una sorta di compensazione terapeutica: la mente umana è portata a sfidare la paura. Se poi la sfidi scrivendo romanzi, come noi due, oppure stando comodamente seduto sul divano di casa, come i lettori, è una vera pacchia!»

di Eleonora Molisani

foto di Anna Lena Ahlstrom