Un donna uccisa ogni 48 ore. Il 70% in ambito familiare o dei propri affetti. Una su tre assassinata a mani nude, come riporta uno studio Eures appena diffuso. Il fenomeno del femminicidio è cresciuto del 14% nel 2013. Il 25 novembre si celebra come da molti anni a questa parte la giornata internazionale contro la violenza sulle donne e la tivù fa la sua parte. Su Retequattro, se ne parla a Quarto Grado, nelle puntate in onda il 21 e 28 novembre, per ribadire l’importanza di denunciare qualsiasi forma di violenza esercitata sulle donne. Nel programma condotto da Gianluigi Nuzzi con Alessandra Viero (nella foto con Cristina Stanescu), simbolo di questo impegno è la campagna «Io dico no», simboleggiata da un palloncino bianco.
Al centro delle due serate, quindi, casi di femminicidio, come quelli di Elena Ceste, Sarah Scazzi, Yara Gambirasio e Mariella Cimò, episodi di stalking, maltrattamenti e abusi perpetrati contro le donne. Spiega Alessandra Viero: «La giornata del 25 è un appuntamento importante, ma quello che cerchiamo di fare a Quarto Grado è tenere i riflettori accesi tutto l’anno. Spesso dobbiamo raccontare storie di donne che non hanno più voce, perché non ci sono più. La nostra voce, allora, diventa anche la loro. C’è una storia tra tutte che mi ha colpito molto, è quella di Laura Roveri. Laura ha 25 anni ed è stata aggredita con 15 coltellate dal suo ex fidanzato. Finito in carcere, qualche mese dopo gli sono stati concessi i domiciliari. Ora Laura e il suo ex sono separati da pochi chilometri».
Cristina Stanescu raccoglie invece gli interventi del pubblco attraverso i social network: «Tratteremo non solo casi noti come quelli di Elena Ceste o Roberta Ragusa, ma accenderemo anche un riflettore sulla scomparsa della 72enne Mariella Cimò. Svanita nel nulla nell’agosto del 2011 e nessuno se ne occupa. In redazione crediamo che non ci siano storie o donne di maggiore o minore appeal. Centinaia di donne scrivono confidando le loro difficoltà che sottendono, tutte, un problema di stalking. Mi ha colpito, anche un po’ emozionato, constatare il tifo che scatta tra donne in difesa di altre donne ma anche da parte di molti uomini che ci tengono, anche loro, a “Dire no”, il titolo, non a caso, della nostra campagna contro la violenza in famiglia».
di Elisabetta Sala